Da venerdì 8 ottobre è disponibile ‘Ho cambiato tante case’, il nuovo album di Tiromancino: la nostra intervista.

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A cinque anni dal precedente album di inediti, Tiromancino torna con ‘Ho cambiato tante case’ (Virgin Records / Universal Music Italia). Un lavoro che in dodici tracce raccoglie pensieri, emozioni, sentimenti, bilanci e affetti nei quali le collaborazioni con diverse voci e nuove penne del cantautorato italiano dialogano con la sensibilità riconoscibilissima di Federico Zampaglione.

“Ho cambiato tante case è un titolo metaforico: dentro ci sono il brivido del cambiamento, del trasloco e della sperimentazione. Sono sempre stati i motori più importanti per me”, spiega Tiromancino introducendo le nuove tracce inedite. “Non amo troppo restare nella confort zone, un po’ per passione, un po’ curiosità e un po’ anche per la sfida con me stesso”.

“Le canzoni più ariose dell’album sono nate dopo la pandemia”, racconta quindi l’artista. “Questo disco ha avuto una prima stesura poi, a un certo punto, si è fermato tutto. Allora, ho sentito bisogno di scrivere cose nuove e paradossalmente quello che è nato dopo suona più solare. Quasi come se stessi cercando una solarità da condividere, una convivialità di cui avevamo bisogno perché ci era mancata”.

 
 
 
 
 
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“Questo è il disco che mi spiace di più lasciare andare”, confessa quindi il cantautore e regista romano. “Di solito sono malinconico quando viene pubblicato un mio lavoro perché è come separarmi da un amico… Ecco, questo disco è una sorta di migliore amico che ho tenuto vicino in momenti difficili. È un figlio che ora va per la sua strada, dovrà trovare nuove compagnie e dovrà cambiare casa. Di nuovo”.

“Mi piace muovermi tra i generi e le forme d’arte o gli stili cinematografici”, continua Zampaglione. “Il titolo di questo album sa di ricerca e di viaggio, che è ciò che mi porta poi sempre in contatto con le nuove generazioni”.

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Tiromancino e il confronto con i giovani cantautori

Proprio della nuova generazione della musica italiana, ‘Ho cambiato tante case’ ospita nomi che si sono imposti in questi anni. Tra loro, Galeffi, Gazzelle, Leo Pari e Franco126: “Ho voluto collaborare con i nuovi eroi del cantautorato”, spiega Tiromancino. “Sono tutte collaborazioni nate nei vicoli di Roma: ci siamo riconosciuti nelle nostre passioni comuni. Loro avevano ascoltato molto i miei lavori e io ho ascoltato i loro; ci eravamo ripromessi di fare qualcosa insieme e così è stato”.

Ma che panorama vede attorno a sé Zampaglione? “Oggi c’è tantissima roba che gira, c’è grande fermento giovanile per tutti i gusti. Prendi i Måneskin, per esempio, che hanno riportato il rock duro e puro in cima alle classifiche. Poi ci sono il rap e la trap, ma anche la scena cantautorale è molto viva; c’è nuova linfa e un linguaggio fresco, a tratti psichedelico”.

 
 
 
 
 
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“Personalmente – spiega quindi Zampaglione – ho voluto interagire con tanti di questi giovani artisti non dimenticando che anche io facevo parte dell’indie Anni Novanta. Era quello senza social e senza le radio, era l’indie dei furgoni… in questo c’è una grande somiglianza con le nuove generazioni, siamo animali della stessa specie”.

“Amo unire ciò che è moderno con il classico e nell’album spazio tra i generi”, afferma Tiromancino. “C’è il country western e c’è il rock suonato con Alan Clarke dei Dire Straits; ma c’è anche il blues, che è ricerca di atmosfere. Mi piace portare altri elementi nel linguaggio del pop perché altrimenti il pop, da solo, mi sta un po’ stretto”.

Alle spalle ci sono trent’anni di carriera: “Nelle cose che faccio metto sempre passione, perché se questa non c’è non riesco a fare niente, anche se mi ci metto quella cosa mi viene male. Le cose mi devono gasare e devono convincermi. E a quel punto posso anche diventare maniacale. Mi sono molto divertito in questi trent’anni, anche nel fare cose un po’ folli. Non sono mai stato un carrierista che ha pianificato il suo percorso e molte cose sono arrivate per caso”.

Spostando lo sguardo in avanti, c’è un tour teatrale in vista per l’inverno 2022. “Saremo in tour nei teatri da fine febbraio e sto pensando a uno spettacolo che metterà insieme varie sfaccettature ed esperienze del mio percorso. Quella del teatro è la dimensione perfetta per me: ora auguriamoci che le capienze tornino al 100% per poter lavorare nel migliore dei modi”.

Foto di Giovanni Canitano da Ufficio Stampa JMG Project