Fabrizio Paterlini ci racconta l’album ‘LifeBlood’ e commenta l’endorsement di Chris Evans e il suo impegno con gli emergenti.

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Venerdì 30 aprile è uscito LifeBlood (Memory Recordings/licenza esclusiva Believe), il nuovo album di Fabrizio Paterlini. Anticipato dall’Ep Life, LifeBlood è un album di 12 tracce dalla doppia anima: quella più intima e introspettiva dell’EP Life (pubblicato il 19 febbraio) e quella più sperimentale e cinematografica di Blood.

«Sono due anime che riassumono ciò che ho sempre fatto in questi anni. – ci dice Fabrizio – Era giusto che fosse presente la composizione piano solo, che è un po’ casa mia. Dal 2016 poi ho iniziato a inserire altri strumenti, dagli archi all’elettronica, e mi sono trovato così ad avere molto materiale. Avevo una scelta. Potevo pubblicare due EP separati o scegliere di inglobare questi due mondi. Sapendo che l’album sarebbe stato stampato in vinile, ho scelto la coesistenza dei due lati».

E così Life – la vita, la quotidianità – finisce per incontrare Blood, il lato più sperimentale e cinematico del pianista.

«Entrambe le parti potevano avere il medesimo titolo. – ci spiega Paterlini – LifeBlood è un gioco di parole, ma rappresenta anche due anime indipendenti che unite acquisiscono un altro significato. L’una diventa l’altra. Il dna della musica è il piano solo ed è in Life perché rappresenta la mia vita. Una forma più complessa di ciò che faccio è in Blood, una sostanza più ricca e tangibile».

Fabrizio Paterlini

LifeBlood, un viaggio fatto di immagini

«Blood inizia con il suono di una segreteria telefonica perché è l’inizio di un viaggio. Questo album per me è un viaggio fatto di immagini».

C’è infatti tanta natura in LifeBlood, ma anche tanti luoghi e tanti viaggi.

«Vedo le città in taxi e vivo tanto il teatro. – ci racconta Fabrizio sui suoi viaggio – Mi ritrovo in una sala vuota e ogni volta cambio pianoforte, suoni e atmosfera. Suono uno strumento sempre nuovo e l’essere davanti al pianoforte porta suggestioni e melodie che a volte diventano brani».

E la dimensione live, i viaggi, le scoperte è ciò che più manca a Fabrizio in tempo di pandemia.

«Ho assistito a concerti virtuali e non è la stessa cosa. – ci dice – Sto provando ad andare in Spagna a giugno e ci sono una serie di problematiche che non penseresti mai. Bisogna capire innanzi tutto se la gente verrà. Non è così semplice, ma vogliamo dare un segnale».

Fabrizio Paterlini e «l’endorsement» di Chris Evans

Di sicuro, nel frattempo la musica di Fabrizio Paterlini sembra riuscire da sola a varcare i confini. Conosciutissimo oltreoceano, il compositore si è trovato al centro di un (positivo) ciclone dopo che Chris Evans ha pubblicato sui social una clip in cui suona al pianoforte proprio una sua canzone. Per l’esattezza, la composizione Rue des Trois Frères.

«Ricorderò per sempre quel mattino. – ci racconta Fabrizio – Ho visto una serie infinita di notizie e ho capito da un fan club che Chris Evans avesse suonato un mio pezzo. All’inizio non credevo fosse lui ma poi ho realizzato. Nei giorni successivi sono rimasto in contatto con gli altri fan club, mi ha fatto piacere. Sono tanti anni che suono, ma pensare che Chris Evans ha scelto il mio brano da suonare è stato un buon endorsement».

«La cosa bella è pensare che in pieno lockdown puoi fermare le persone, ma la musica non la fermi mai» conclude Fabrizio Paterlini.