‘White Entropy’ porta a Milano Malpensa il viaggio visivo di Jacopo Di Cera: la montagna che osserva l’uomo e registra la sua impronta.
La montagna non è soltanto un luogo da raggiungere, una cima da conquistare o uno scenario da fotografare. Nel nuovo progetto di Jacopo Di Cera – approdo di un percorso artistico che ha attraversato Dubai, Roma, Parigi e Milano – la montagna diventa un soggetto che ci osserva. Un’entità viva, che restituisce allo sguardo umano l’immagine del nostro tempo: fragile, accelerato, già sul punto di dissolversi.
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È questa la prospettiva che definisce White Entropy, mostra a cura di Massimo Ciampa che dal 4 dicembre 2025 al 31 marzo 2026 trasforma il PhotoSquare dell’Aeroporto di Milano Malpensa. Un luogo, dunque, di sospensione e di rallentamento in mezzo alla geografia frenetica dei transiti aeroportuali. Non un semplice progetto espositivo, ma un invito alla consapevolezza. In sintonia con lo spirito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, di cui l’iniziativa fa parte.
L’intero lavoro ruota attorno alla doppia forza evocata dal titolo. Da una parte il bianco, inteso come simbolo di purezza, silenzio e apparente immobilità. E, dall’altra, l’entropia, che è tempo, perdita, trasformazione. L’artista compone così un atlante dello sguardo zenitale sulle montagne italiane – dall’Alpe di Siusi al Monte Bianco, dalla Val di Fassa alla Val Badia, fino a Cortina d’Ampezzo, Roccaraso e Madonna di Campiglio – rivelando il progressivo passaggio da paesaggi intatti alla traccia sempre più incisiva dell’intervento umano.

È in questo scarto che si apre la narrazione visiva di Di Cera. Prima la montagna come corpo puro, scolpito solo dal vento e dal tempo; poi la progressiva incursione dell’uomo, la sua impronta puntuale. E infine, la folla che riempie, invade, consuma. Da un certo punto, il bianco non è più un luogo da abitare, ma una superficie che registra un’erosione, un logoramento, un limite.
Questa frattura emerge in modo ancora più potente nella grande installazione site specific che accoglie i visitatori all’interno del terminal. Qui il punto di vista si ribalta: se nelle fotografie è la montagna a guardarci dall’alto, nell’installazione è l’essere umano a camminare letteralmente sul letto di un ghiacciaio, stampato in scala monumentale su carta fotografica.
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Ogni passo altera l’immagine, ogni movimento consuma, proprio come accade ai ghiacciai reali del Monte Bianco, segnati dal cambiamento climatico e da un impatto antropico ormai inesorabile.
Il luogo non è casuale: lo spazio di passaggio di un aeroporto, spesso attraversato senza attenzione, diventa luogo di riflessione attiva. La fotografia impone una pausa, uno scarto, un ripensamento. White Entropy chiede di guardare ciò che sembra immobile e di riconoscere invece ciò che si muove, si sgretola, cambia. Chiede di assumere la responsabilità del proprio sguardo e del proprio passo.


Promossa da SEA Milan Airports e realizzata da GLAC Consulting con la collaborazione di Deodato Arte – che rappresenta l’artista e gli dedicherà una personale nella sede principale della galleria nel gennaio 2026 – la mostra costruisce un nuovo modo di attraversare la montagna, ma soprattutto di ascoltarla.
Immagini: courtesy of the artist