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Allo Zing di Var Group si parla di intelligenza artificiale, responsabilità, coraggio, etica ed evoluzione, ma soprattutto di nuovi modelli organizzativi. A introdurre il tema è Francesca Moriani, Ceo di Var Group, (tutta l’intervista integrale su evolvemag.it) ex campionessa sportiva e oggi alla guida di un’azienda da 823 milioni di euro di fatturato, con oltre 3.850 collaboratori attivi in 13 Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, India e Brasile.

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In questo contesto di dialogo tra impresa, innovazione e cultura, nasce anche il Var Digital Art Award 2025, che nel segno dell’incontro tra technè e poiesis, tra invenzione e visione, premia Auriea Harvey con l’opera mother/child. Il riconoscimento, giunto alla sua seconda edizione, si conferma come uno degli osservatori più significativi sul rapporto tra arte, tecnologia e contemporaneità, capace di esprimere, attraverso le forme dell’innovazione, la complessità e la sensibilità del nostro tempo.

Un progetto nato da Var Group e a Alessandro Tiezzi, manager e collezionista, che ha inserito un percoso di arte digitale all’interno del gruppo Var Group. Vedi la sua intervista su Evolve Magazine. Direttore Artistico del Premio: Davide Sarchioni.

Auriea Harvey, VDA Award 2025 - photo Var Group ZING
Alessandro Tiezzi, Auriea Harvey, Davide Sarchioni, VDA Award 2025 – Photo Var Group ZING

Allo Zing di Var Group non solo tecnologia. Vincitrice del Premio Var Digital Art Award: Auriea Harvey

Con mother/child, Auriea Harvey dà forma a una delle esperienze più intime e universali: il legame tra madre e figlio. Ispirata alla Pietà di Michelangelo, l’opera nasce come ambiente digitale tridimensionale, modellato con tecniche di scultura virtuale e stampa 3D. Qui la materia diventa luce, il codice gesto, la forma memoria: una poesia di pixel e respiro che attraversa il tempo e costruisce un ponte tra ciò che genera e ciò che è generato. mother/child è anche un’opera interattiva, esplorabile da qualsiasi device, con una corrispondenza fisica in forma oggettuale.

Pioniera della Net Art, Harvey elabora un linguaggio che fonde profondità scultorea e innovazione tecnologica, traducendo l’intimità in una grammatica universale di memoria e connessione. La sua argilla matematica prende corpo nello spazio digitale e si traduce in presenza reale, generando una tensione continua tra reale e virtuale, tatto e visione, distanza e prossimità. In questo equilibrio, la maternità si trasforma in architettura affettiva: immagine di cura ma anche rappresentazione di vulnerabilità, limite e metamorfosi.

Le quattro opere finaliste sono state selezionate dal Comitato Scientifico composto da Cesare Biasini Selvaggi, Ivan Quaroni, Gemma Fantacci e Serena Tabacchi, che con esperienze e prospettive diverse incarnano un approccio plurale alla contemporaneità. Il Comitato ha inoltre attribuito la Menzione Speciale del VDA Award 2025 a What I think it becomes di Matteo Mauro.

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