Sul red carpet di un ‘Met Gala’ sognato: Sarah Toscano gioca con l’immaginario pop e patinato dell’evento più iconico al mondo.

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Non un semplice evento né soltanto un red carpet a cui ambire ma il trionfo di un’estetica pop e glamour che nasce dall’incontro fra arte e moda. Ogni anno, le sale del Metropolitan Museum of Art di New York si trasformano, infatti, in una passerella visionaria, dove le star diventano opere viventi e la fotografia immortala un rito collettivo di scintillii e spettacolo.

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DI edizione in edizione, il gala più ambito al mondo ruota attorno a un tema curatoriale capace di dialogare con le collezioni del Costume Institute. Così, l’evento diventa un palcoscenico globale in cui i linguaggi dell’arte visiva, della cultura pop e dell’immaginario contemporaneo si intrecciano, trasformando l’apparire in un gesto creativo. Ed è proprio in questo contesto che ci proietta la giovane Sarah Toscano con il suo primo album ufficiale, ‘Met Gala’, in uscita venerdì 3 ottobre.

Siamo alla vigilia del tuo personalissimo ‘Met Gala’. Il tuo nuovo lavoro richiama questo evento iconico già dal titolo. Perché questa scelta?
Certo, è proprio quello. Quando pensi al Met Gala pensi all’iconicità: celebrità, paparazzi, tappeto rosso, luci. È un evento incredibile, in cui chi partecipa brilla in quel momento. Con questo lavoro ho voluto anche un po’ fare un augurio a me stessa: amo quello che sto facendo e voglio andare avanti, puntando sempre più in alto. Per arrivare, perché no, a brillare come a un Met Gala.

Sarah Toscano
Crediti @dopoesco (Luca Pipitone)

La copertina riprende proprio quell’immaginario: diva, paparazzi, red carpet. Come è nata?
L’idea è venuta da me insieme al mio team, in particolare con Luca Pipitone, che è il direttore creativo dell’artwork nel complesso. Abbiamo costruito insieme tutto l’immaginario del disco, dalle foto alle grafiche del vinile e del CD. Volevo sentirmi diva, anche solo per un momento: i paparazzi intorno, le foto, la luce.

Che rapporto hai con la fotografia?
La amo. Amo essere fotografata, ma solo quando mi piaccio: se le foto non mi rappresentano, le detesto. Invece adoro gli shooting: è un mondo che mi affascina e mi fa sentire a mio agio.

Oggi viviamo in una società iper-fotografata, dove l’immagine sembra contare più della sostanza. Quanto pesa questo per un’artista giovane?
È vero, spesso a primo impatto l’estetica prevale. Ci sono artiste bellissime: penso a Elodie, che per me è splendida, ma è anche una grandissima artista sul piano musicale. Alla fine, però, l’immagine passa: resta la musica. Il mio focus non è l’estetica, ma quello che ho dentro e che voglio far ascoltare. Io sono questa, bella o brutta che sia, ma soprattutto faccio musica ed è quello che voglio che arrivi.

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Se dovessi scegliere una canzone del disco per sfilare davvero sul red carpet del Met Gala, quale sarebbe?
Ovviamente Met Gala. Nel testo dico chiaramente “brillerò come al Met Gala”. Però anche Maledetto ti amo, che mi strappa sempre un sorriso, o Desco. In realtà ogni brano ha il suo mondo, ma sì, per un Met Gala sceglierei proprio Met Gala.

Il titolo rimanda anche al Metropolitan Museum: che rapporto hai con l’arte figurativa?
Ti dico la verità: al momento non è il mio focus. Ho la testa su altro: il tennis per esempio e la preparazione dei live, tutto ciò che riguarda musica ed estetica. L’arte visiva mi affascina, ma ora sono concentrata altrove.

Puoi anticiparci qualcosa sulla scenografia dei live?
Posso dire che ci sarà un corpo di ballo e tanti colori. Diversi e vivissimi.

Immagini da Ufficio Stampa

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