Al centro della nuova stagione artistica di Ed Sheeran c’è il colore, protagonista delle sue tele e del nuovo album ‘Play’ che abbiamo ascoltato… dipingendo.
L’appuntamento a Milano è negli spazi di Fever Hub, ambiente polifunzionale che ospita esperienze immersive, laboratori e workshop. Questa volta, l’occasione è ancora più speciale e intende unire i linguaggi della musica, della creatività e della libertà ispirata all’ascolto del nuovo album di Ed Sheeran, Play
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Eh già, perché non si tratta della solita listening session, in cui per un’ora si ascoltano in sequenza i brani di un disco, spesso con lo sguardo fisso su un foglio o su uno schermo nel tentativo di prendere appunti e annotare le prime impressioni
Questa volta, invece, niente penna. Ma pennelli, tele, i colori della tavolozza e un grembiule per sbizzarrirsi mentre scorrono le tracce del nuovo progetto del cantautore britannico. In un connubio tra musica e arte figurativa che lo stesso Ed ormai conosce bene dal momento che la pittura è entrata di recente nella sua vita.

E da questa passione è già nata una mostra benefica la scorsa estate – qui i dettagli – che testimonia l’approccio di Sheeran a questa forma espressiva in stile Jackson Pollock. Rappresentazioni astratte, vivaci e intime che, come nella sua musica, uniscono gesto istintivo e riflessione profonda espressi attraverso il colore, la materia e le sfumature emotive.
Colori, mondi e culture
Ma torniamo a noi. Varcata la soglia, ci si tuffa in una sala buia illuminata da luci UV e colori fluo con i quali dare il meglio (a volte anche il peggio…) di sé sulla tela collocata davanti a ogni postazione. Il tempo concesso è, ovviamente, quello del disco. Tredici tracce che comprendono i singoli già rilasciati Azizam, Old Phone, Sapphire, A little more e l’ultimo Camera.
Ballad, pezzi mid e up-tempo si alternano a canzoni dalle influenze orientali creando un flusso sonoro che diventa cromatico. In fondo, lo stesso Play potrebbe essere un’‘opera visiva’ che Sheeran ha definito «una vera e propria montagna russa di emozioni». «Volevo solo creare gioia e technicolor», ha proseguito Sheeran che in questo lavoro si muove tra euforia e intimismo, sperimentazione e armonie acustiche.
È la «risposta diretta al periodo più buio della mia vita – prosegue l’artista – Ho registrato questo album in giro per il mondo, l’ho completato a Goa, in India. E ho trascorso alcuni dei giorni più divertenti, esplorativi e creativi della mia vita. È un vero e proprio turbinio di emozioni dall’inizio alla fine, racchiude tutto ciò che amo della musica e del divertimento che essa procura. Ma anche dove mi trovo nella vita: più invecchio, più voglio semplicemente godermi le cose e assaporare i momenti folli e caotici».

Ispirato dalle culture indiana e persiana e dal loro dialogo con la tradizione folk irlandese, il disco abbatte confini sonori e costruisce ponti tra identità musicali lontane, mantenendo al tempo stesso il cuore cantautorale che ha reso celebre Sheeran. Ci sono le ballate acustiche e intime, ma anche brani che esplorano territori inediti, arricchiti da strumenti tradizionali e collaborazioni internazionali.
Ed è con Play che prende ufficialmente avvio l’era “Stereo”, inaugurata da un ciclo di concerti intimi a dicembre in cinque città europee (Parigi, Monaco, Dublino, Manchester e Coventry). Prima della partenza del nuovo tour mondiale negli stadi, in programma da gennaio 2026.
Due linguaggi, un’unica visione
Intanto che ascolto i brani, il pennello corre e – inaspettatamente – nasce pure qualcosa di sensato. Chi scrive, infatti, non può che ammettere una certa inabilità nel disegno e così scegliere la via dell’astrattismo, come Ed, si rivela un valido compromesso. Un mazzo di fiori stilizzato (parecchio) e fluo prende, così, forma tra Opening e Heaven con qualche sbirciatina nel mentre ai lavori dei colleghi. Dai, il risultato non poi è così male e la mia scarsa autostima si rinvigorisce un po’…

Ogni traccia si fa ascoltare con piacere, compatibilmente con l’impegno creativo in corso, ma su For Always la mano si ferma del tutto per ascoltare una piccola perla emozionante. L’amore di un padre per le persone a lui più care. Play suona davvero come l’estensione musicale di un percorso che Sheeran ha tracciato anche sulle tele miscelando colore, ritmo e movimento.
E se i suoi dipinti raccontano il gesto immediato e la libertà creativa, questo album ne è la colonna sonora. Un invito a vivere la musica non solo come ascolto, ma come esperienza totale, multisensoriale. Un po’ come il titolo suggerisce: Play, suonare, giocare, vivere.
Immagini da Ufficio Stampa