La seconda stagione del financial thriller ‘Diavoli’ è su Sky Atlantic dal 22 aprile: l’attore Alessandro Borghi racconta l’evoluzione di Massimo Ruggero.

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Attesissima, la seconda stagione del financial thriller Diavoli riporta sul piccolo schermo Alessandro Borghi e Patrick Dempsey nei panni, rispettivamente, di Massimo Ruggero e Dominic Morgan. Al via il 22 aprile su Sky Atlantic e in streaming su NOW (disponibile on demand su Sky), gli otto nuovi episodi proseguono nel racconto ispirato al best seller di Guido Maria Brera in cui potere, successo e drammi personali si intrecciano nel mondo dell’alta finanza.

“In questi momenti c’è un estremo bisogno di tornare a fare squadra”, esordisce Borghi alla conferenza stampa milanese. “Scambiarsi idee è alla base della creazione e di produzioni al livello di Diavoli. Voglio molto bene a Patrick, mi ha accolto in un maniera non scontata: quando ci siamo incontrati la prima volta era come se ci conoscessimo da tempo. C’è una bella intesa empatica, che non è mai scontata, nemmeno con i colleghi italiani. Proprio attorno a questa abbiamo costruito la storia anche dei nostri personaggi, appoggiati da attori straordinari”.

Borghi Dempsey
Foto di Elena Di Vincenzo

Massimo Ruggero nella seconda stagione di ‘Diavoli’

Quindi, Alessandro Borghi anticipa qualche dettaglio sull’evoluzione del suo personaggio nei nuovi episodi. “In questa seconda stagione c’è una componente umana completa più elevata della prima stagione, per questo io dico che è più bella. Questo succede anche grazie ai nuovi personaggi che entrano, che danno apporto incredibile in termini tecnici di finanza ma soprattutto umani che ci consentono di indagare i caratteri dei personaggi nel profondo”.

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“In particolare, per quanto riguarda Massimo, partiamo da una scena che ritroveremo più avanti e nel percorso succederà la qualunque”, continua Borghi. Abbiamo a che fare con un personaggio già rotto, che ha avuto a che fare con perdite importanti che l’hanno portato ad essere quella persona cinica che quasi non riconosciamo”.

“Andando avanti, comincia a relazionarsi con il ritorno di Dominic e a nuovi confronti, con dinamiche sempre più private che lo cambiano”, spiega ancora l’attore. È la scena iniziale, in cui Massimo sembra essere un altro personaggio, con un altro approccio nei confronti dell’uso della finanza e del suo tempo e della sua mente a servizio degli esseri umani”.

 
 
 
 
 
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Il bene, il male e la responsabilità della scelta

“Credo che Diavoli sia una serie in cui le parole bene e male non possano esistere”, osserva Alessandro Borghi. “Nel senso che c’è un continuo scambio di equilibri. È molto di più una serie rispetto alla responsabilità della scelta applicata, da una parte, alla gestione del potere, che Dominic cerca sempre più di controllare, e il problema di Massimo. Il mio personaggio si chiede di continuo quanto faccia parte di questa dinamica e fino a quanto riesca a sostenerla e fino a che punto avrà a che fare con la sua vita privata. Dominic è come se avesse già pagato lo scotto delle sue scelte con la perdita della moglie nella prima stagione”.

“Massimo perde una serie di persone ma invece di andarsene, capisce che quella è la sola cosa che sa fare”, continua l’attore. “Lui sa che l’unica cosa che può dare un senso alle sue giornate è applicare la sua conoscenza alla finanza. E lo fa prima per limitare i danni, poi diventando parte di un sistema cinico e poi continuando la sua evoluzione in tutta la seconda stagione ”.

Il rapporto tra Massimo e Dominic

Ma che cosa unisce davvero Massimo e Dominic? “Il vero collante dei due personaggi credo sia l’amore profondo che provano l’uno nei confronti dell’altro. Almeno, guardandoli da fuori, ho sempre considerato Massimo Ruggero come figlio di Dominic; è come Massimo vedesse in Dominic un padre, sia in termini di affetto sia di insegnamento e conoscenza. È come se fra di loro ci fosse un effetto elastico: l’amore è presente tra di loro e quando provano ad allontanarsi, quell’elastico li riporta vicini ad avere a che fare l’uno con l’altro. Per due motivi, il primo è l’amore molto forte e il secondo è perché sono i più bravi nel lavoro che fanno. Il confronto fra loro è inevitabile, come Pelé e Maradona”.

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“Come attori italiani abbiamo tendenza a essere esterofili ma noi ‘sto metodo degli americani non lo avremo mai”, conclude Borghi. “Non ho mai preparato un personaggio, per me conta come è scritto. Il cinismo che troviamo in Massimo è il risultato di una serie di drammi con cui il personaggio ha avuto a che fare e allora le scelte erano due: o ritrovarlo in campagna ad allevare cavalli, oppure che faceva ancora parte di quel mondo ma con un’altra visione, quella di cercare di nascondere tutte le sue fragilità. E lo fa ponendosi in un’altra maniera che cambia continuamente”.

Foto di Elena Di Vincenzo