Fino al 29 ottobre, dialoghi tra classicismo e specchiature nel Capitolo III – Viaggio in Italia per il progetto annuale di BULDINGBOX.
È il bianco assoluto il colore protagonista di La Blancheur, decima installazione di Private Atlas, il progetto antologico dedicato a Chiara Dynys. Fino al 29 ottobre, lo spazio di via Monte di Pietà 23 a Milano ospita cinque piccole architetture disseminate, pensate per evocare cabine del tempo ispirate ad Antonio Canova.
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Curata da Alessandro Castiglioni, questa tappa del Capitolo III Viaggio in Italia (settembre 2025-gennaio 2026) continua il percorso iniziato a gennaio, ripercorrendo 35 anni di ricerca dell’artista attraverso 12 episodi site-specific. «Una geografia storica, ma anche emotiva dell’opera di Chiara Dynys», la definisce il curatore, sottolineando come il progetto funga da atlante privato che intreccia biografia, ossessioni e poesia visiva.
La Blancheur (2020/2024) identifica una serie sul dialogo presente-passato, con la più rilevante installazione permanente alla Reggia di Monza (2022). Le cinque micro-architetture catturano immagini scattate da Dynys in istituzioni canoviane – Pinacoteca di Brera, Museo Correr, Fondazione Magnani Rocca – focalizzandosi su particolari moltiplicati da specchiature.

Il tutto, immerso nel colore bianco che avvolge queste strutture, evocando un ritorno alla perfezione canoviana, un dialogo tra antico e contemporaneo che sfida la linearità temporale.
Un atlante privato in evoluzione
Private Atlas, prima monografica annuale a un’unica artista a BUILDINGBOX, si articola in tre capitoli – La disseminazione della memoria, Attraversamenti e Viaggio in Italia – con opere storiche e nuove che si susseguono mensilmente. Il terzo capitolo esplora conversazioni tra Dynys, la storia dell’arte e storie personali, in intrecci seminali che rendono il passato materia viva, modellata in futuribilità.

Il capitolo in corso affronta questioni storiche e teoriche centrali nella pratica di Dynys: parola, libro e linguaggio-immagine nel primo e terzo appuntamento. Canova e classicismo nel secondo e, infine, barocco e cultura popolare nell’ultima installazione, un memento mori che chiude il progetto.
Private Atlas non vuole essere una retrospettiva statica, ma un’esplorazione dinamica che mescola antico e moderno, privato e pubblico. E le installazioni disseminate sono un invito a un’esperienza itinerante, dove il pubblico naviga intrecci inaspettati tra passato e futuro.
Immagini da Ufficio Stampa / crediti indicati