Il celebre street artist ispira suo malgrado una nuova tendenza tossica nelle relazioni. Ecco di cosa si tratta.
C’è un nuovo termine che si sta facendo largo nel mondo delle relazioni. Si chiama banksying e identifica una pratica tossica che, come suggerisce il suo nome, prende ispirazione dalle opere del celebre street artist britannico. Le sue opere, diffuse in tutte il mondo e riprodotte in ogni dove, sono infatti caratterizzate dalla loro caducità. Sono effimere, fugaci, fuggevoli… non è difficile intuire come queste caratteristiche possano applicarsi a una relazione o a una semplice conoscenza.
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Come un murale di Banksy compare e svanisce senza preavviso, colpisce e scompare – spiega Vice – allo stesso modo il banksying descrive una rottura improvvisa, pianificata da uno dei due partner che si distacca emotivamente dall’altro pur mantenendo (anche per mesi…) una facciata di normalità. E si tratta di un comportamento che si registra con sempre maggiore frequenza complici le app di incontri.
Se gli interventi urbani dello street artist sono famosi per lasciare il pubblico spiazzato, nel banksying a rimanere sorpreso – e ferito – è ovviamente chi è lasciato, costretto a gestire lo shock di una fine improvvisa. Un trend, amplificato dalla cultura digitale, riflette una comunicazione superficiale che evita il confronto diretto.
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Il fatto che la strategia viene programmata a lungo rende difficile riconoscere il banksying, proprio come decifrare l’identità di Banksy. Chi lo pratica maschera il distacco con affetto apparente. Tuttavia, possono emergere segnali sottili come piccoli variazioni nel comportamento o risposte evasive. Tutte a indicare un comportamento egoistico coltivato nel tempo. In fondo, l’arte di Banksy ci invita a guardare oltre; applicata alle relazioni, significa cercare la verità dietro le apparenze. Anche fidandosi dell’istinto.
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