Gabry Ponte omaggia l’Italia con la scenografia e i visual portati sul palco dell’Eurovision 2025. Ecco cosa ci ha detto.
Gabry Ponte si prepara per la finale dell’Eurovision, che si terrà sabato 17 maggio a Basilea. Il DJ gareggia con Tutta l’Italia per San Marino e – in collegamento dalla Svizzera – si dichiara «felicissimo». «Siamo in finale e non era scontato. – commenta – C’è stata molta tensione fino alla fine, soprattutto con tutto il lavoro che c’è stato non sarebbe stato bello tornare a casa subito dopo le semifinali. Come artista, l’Eurovision è uno spettacolo pazzesco e le dinamiche sono comunque distanti dal nostro mondo. Il DJ storicamente paga pegno e abbiamo temuto un po’, anche se pensiamo che il disco sia forte e i fan si sono affezionati alla canzone».
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Tra gli aspetti a cui Gabry Ponte ha dovuto maggiormente lavorare ci sono sicuramente la scenografia e l’impatto della perfomance. «Lo spettacolo è veramente, come sempre, un gran lavoro di squadra. – ci dice Gabry Ponte – Ho la fortuna di lavorare con un team molto bravo nel mettere in piedi questo show. Ci sono voluti mesi di lavoro, perché ci siamo dovuti scontrare in senso positivo. Siamo abituati a mettere in piedi uno spettacolo in poco tempo. Qui arrivi già un mese prima con tutto incasellato, dalla regia alle luci e ai movimenti degli attori sul palco. Ci vuole molto lavoro per poter aggiustare i dettagli».
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Laccio – con cui Gabry Ponte ha lavorato sia per il videoclip che per Sanremo – ha curato l’aspetto coreografico e la coordinazione dei performer. Luigi Antonini, il Directing Consultant, si è occupato «della parte della regia – dice il DJ – mentre Francesco De Cave delle luci. Il Direttore Artistico è Daniele Boccaccio, che si occupa anche dei miei show. A livello di styling, i costumi sono disegnati e pensati da Andrea Ya’Aqov, un brand molto alto. È una rete pazzesca di professionisti, c’è stato veramente un grande lavoro di squadra».
E poi i visual che – col David di Michelangelo in versione pop – richiamano la cover di Tutta l’Italia. «Sono curati da unolab – dice Gabry Ponte – ragazzi di Milano molto bravi. L’idea è nata come al solito durante un brainstorming in studio. Ci siamo immaginati come poter dare un fil rouge alla rappresentazione mantenendo alcuni elementi. Tutta l’Italia è un tributo alla cultura italiana e volevamo rievocare opere architettoniche della nostra cultura. Quindi abbiamo giocato con queste immagini».
A Sanremo il corpo di ballo era composto da trenta persone, «ma era un ingombro importante per l’Eurovision e non era possibile. – continua – C’è il limite di sei performer sul palco. E poi tutte le voci devono essere rigorosamente dal vivo, anche i cori. Per ricreare questo effetto ho portato un corista in più. Sul palco ci sono quindi tre cantanti con la maschera, più io che comunque canto insieme ai ragazzi il ritornello. Ci si adatta allo show alla fine».
Tante regole da rispettare, eppure Gabry Ponte non ha voluto strizzare l’occhio al pubblico esigente dell’Eurovision. «Siamo andati dritti, anzi contro quello che di solito è lo standard dell’Eurovision. – conclude – Abbiamo tolto la coreografia e siamo gli unici a fare musica dance e a non avere i ballerini sul palco. Siamo andati per la nostra strada, abbiamo voluto seguire la nostra idea. Abbiamo puntato su una performance che fosse rappresentativa di ciò che faccio io e della storia del pezzo. Non c’è l’ossessione di vincere, solo quella di rappresentare al meglio il disco e dare qualcosa di vero ai fan».
Foto: Kikapress