Dal 17 agosto, la nuova ordinanza del Governo dispone la chiusura di club e locali da ballo in tutta Italia. Le parole di Linus: «Perché le avete fatte aprire?»

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All’indomani del Ferragosto, ecco la notizia che ci si aspettava (e augurava): la chiusura delle discoteche. A fronte di decine di immagini e video in cui i frequentatori di locali, club, balere e affini si sono fatti beffe di qualsiasi precauzione anti Covid-19, la nuova ordinanza pare una corsa al rimedio per un danno già fatto. E i dati del nuovi contagi parlano chiaro.

L’ultimo caso, in ordine di tempo, che ha sollevato non poche polemiche è stato il dj set di Elettra Lamborghini in Puglia, ma prima di lei sono stati svariati gli artisti che si sono esibiti in ambienti senza l’ombra di una mascherina. Dai deejay internazionali a nomi nostrani, senza distinzione.

Sacrosanti, quindi, i sigilli ai locali che forse avrebbero anche potuto essere disposti qualche settimana prima, almeno per mettere al primo posto la salvaguardia della ripresa scolastica. Ma tant’è…

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Tante le reazioni in rete dopo l’ufficializzazione della nuova ordinanza e tra le parole spese quelle del dj Linus hanno accolto forse il maggior plauso per lucidità, chiarezza e competenza (vista la lunga esperienza del milanese). “E così, da oggi, quando peraltro non conta quasi più niente, le discoteche torneranno a restare chiuse”, esordisce Linus interpretando il pensiero di moltissimi italiani.

Ho dovuto mordermi la lingua in queste settimane – continua – per evitare di infilarmi in polemiche di cui proprio faccio volentieri a meno, ma adesso che è stata presa la decisione posso chiedermi…ma quale imbecille di politico, governatore, sindaco o questore poteva pensare che si potessero aprire e non avere assembramenti?!?”

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E ancora: “I gestori delle discoteche non sono esattamente una categoria al di sopra di ogni sospetto, ma come puoi pensare che la gente in un locale non faccia quello per cui c’è andata, cioè stare insieme?”

Perché le avete fatte aprire, eravate ubriachi o interessati?

Il modello, del resto, era solo a qualche centinaia di chilometri dalla nostra costa. “A Ibiza, capitale delle discoteche europee, hanno avuto il coraggio di tenerle chiuse, qui ogni zona poteva decidere in funzione dei casi della regione. Perché nei locali al mare (gli unici aperti) si sa che ci vanno solo i ragazzi del posto, non i turisti.

‘I ragazzi hanno diritto di vivere’, dicono i paraculi. I ragazzi hanno migliaia di altri modi per divertirsi. Correndo qualche rischio, certo, perché è assurdo pensare di chiudersi in un bunker. Ma è stupido favorire i problemi.”

E la conclusione: “‘Il settore è in crisi’. Certo, e ovviamente mi dispiace, ci ho passato buona parte della mia vita, ma a parte Amazon conoscete qualche attività che non abbia avuto problemi da questa situazione?”

Foto Kikapress