Dal 16 luglio, il ristorante veneziano di chef Borghese accoglie una nuova mostra temporanea che unisce creatività, cucina e solidarietà.
Il 16 luglio, il raffinato ristorante AB – Il lusso della semplicità dello chef Alessandro Borghese, nello storico palazzo Ca’ Vendramin Calergi a Venezia, inaugura L’Estetica del Gusto, mostra temporanea curata dal prof. Simone Ceschin. L’allestimento trasforma gli spazi affacciati sul Canal Grande in un palcoscenico dove arte e gastronomia si fondono, invitando i visitatori a rallentare e immergersi in un’esperienza sensoriale unica.
L’articolo continua più sotto
La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura
Aperta fino a metà ottobre 2025, la mostra presenta le opere di venti giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, in collaborazione con Tabor Art e il Lions Club Arte Cultura e Design – Distretto 108lb1. “Il gusto è un linguaggio” e gli artisti lo esplorano attraverso forme, simboli e memorie, trasformando il concetto di sapore in una narrazione visiva che parla di identità e convivialità.

Alessandro Borghese, appassionato di arte contemporanea, rende il suo locale un luogo di dialogo tra creatività e cucina. Nei suoi ristoranti di Milano e Venezia, l’arte non è solo decorazione, ma un elemento che arricchisce l’esperienza gastronomica. L’Estetica del Gusto si inserisce in questo contesto, con opere che dialogano con l’eleganza del ristorante e il fascino del Canal Grande, creando un’esperienza che unisce visione e sapore.
Le creazioni degli artisti, intense e originali, invitano a riflettere sul gusto come gesto culturale e memoria collettiva, integrandosi nello spazio conviviale con profondità e leggerezza. La mostra ha anche un forte impatto sociale: parte del ricavato dalla vendita delle opere, sia durante l’inaugurazione che nei mesi successivi, sarà devoluto a Banca delle Visite, un progetto solidale che offre prestazioni mediche a chi ne ha bisogno, unendo arte, etica e solidarietà in un gesto di bellezza condivisa.


Le parole del curatore
“Ogni forma del gusto è, prima di tutto, una forma del giudizio”, spiega il prof. Ceschin per introdurre il progetto espositivo veneziano. “Si elegge, si seleziona, si scarta. Eppure, l’atto del gustare non si riduce a scelta in quanto è un’esperienza che si elabora nel corpo. Che prende tempo e che lascia tracce. Il gusto è elaborazione, stratificazione, costruzione simbolica. Possiamo definirlo un linguaggio.
Le opere raccolte all’interno della mostra si muovono attorno a una zona liminale, là dove il piacere incontra la forma, dove la materia del cibo si fa immagine, simbolo e visione. Gli artisti coinvolti non tematizzano il gusto secondo un’iconografia ovvia, ma ne interrogano le implicazioni percettive, sociali e simboliche. Il cibo, e tutto ciò che lo circonda, diviene punto di accesso a un repertorio più ampio, dove si rifrangono rituali e ossessioni, sovrapposizioni tra naturale e artificiale, memoria e trasformazione, tracciando un paesaggio sensoriale in cui si intrecciano identità e cultura.
LEGGI ANCHE: — Arte e quantistica in mostra: a Venezia arriva ‘The Quantum Effect’
L’intervento artistico si innesta così in uno spazio già carico di senso in cui l’estetica del gusto non è metafora, ma prassi quotidiana. Ogni opera si presenta come una sospensione nel fluire dell’esperienza conviviale, una pausa che introduce complessità, riflessione e slittamenti semantici. La pittura rifiuta così il semplice nutrimento visivo e si apre a una dilatazione del tempo e dello sguardo, conducendo dalla dimensione del consumo a quella della contemplazione.
La mostra invita a rallentare – conclude il curatore – a sostare, a riappropriarsi del tempo dello sguardo così come quello del gusto. In un’epoca in cui il consumo tende a semplificare e accelerare ogni gesto, i dipinti ci restituiscono l’importanza della cura, della scelta e dell’attenzione”.
Immagini da Ufficio Stampa