Cristina Donà ci racconta il live con Ginevra Di Marco, in occasione della rassegna ‘Città in Note. La Musica dei Luoghi’.

Da venerdì 13 maggio a domenica 15 maggio, torna a Cuneo la rassegna Città in Note. La Musica dei Luoghi, ideata e prodotta dalla Fondazione Artea in collaborazione con il Comune di Cuneo. Una rassegna per riscoprire la bellezza delle arti e valorizzare, attraverso la musica, i luoghi della cultura e il patrimonio storico-artistico cittadino.

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Il primo live previsto si terrà venerdì 13 maggio alle ore 21.00 e vedrà esibirsi in esclusiva regionale Ginevra Di Marco e Cristina Donà. Una somma di incontri frutto di viaggi, chiacchierate, abbracci sopra e sotto il palco.

«È un progetto nato qualche anno fa. – ci dice Cristina Donà – Tra me e Ginevra c’è un’amicizia ventennale, ci conosciamo dal 1997 e abbiamo sempre provato stima reciproca e affetto, cresciuto negli anni. Dobbiamo dire grazie a Francesco Magnelli che imbastisce progetti come Stazioni Lunari. Negli anni ci ha permesso di creare una trama. Questo live è sicuramente una bella fotografia di quest’amicizia».

Da un lato, Ginevra Di Marco porterà sul palco «musica popolare e etnica, che Ginevra interpreta magistralmente».

«È una sciamana. – dice Cristina – Incarna tantissime tipologie canore. Io porto il mio cantautorato. Mescoliamo un po’ di anima femminile. Sul palco abbiamo scoperto qualcosa che avevamo già capito, e cioè che la sorellanza è necessaria e richiesta in un mondo dominato dalla brutalità spesso maschile. Quando c’è volontà di unire le forze femminili si trasmette un valore profondo e inedito. Fa bene anche a noi. Porteremo avanti questo progetto, perché è bello ritrovarsi anche umanamente».

Cristina Donà

Il live sarà soprattutto territoriale. Senza sfociare nel campanilismo e negli estremismi, ma raccontando in musica uno spaccato preciso del nostro Bel Paese.

«Sono temi da riscoprire e da rileggere, per non sfociare nel campanilismo ma nella riscoperta. – ci dice infatti Cristina Donà – C’è una geografia della musica. Ciò che respiri e vivi si esprime nella tua creazione. Gli spazi che si riflettono nell’arte. Anche la voce ha un territorio geografico, racconta una fisicità e un paesaggio. Credo che la funzione dell’arte sia creare possibilità, spazi dove agire. Che sono poi utili ad ampliare la tua visione. La musica in fondo ci salva perché dà speranza, dà una possibilità. È bello se riesce a fare un collegamento. Il potere delle parole si svela e crea un legame».

E ancora il ritorno alla capienza 100%, alla normalità.

«Ho suonato sia nel 2020 che nel 2021, e in questo mi sento fortunata. Ho vissuto momenti incredibili proprio per la condiozione del pubblico, che aveva bisogno di partecipare. – conclude la cantautrice – Il pubblico, a sua insaputa, è stato capace di una partecipazione energetica. Non è un concetto new age, beninteso, credo anzi che abbiano travisato volutamente la parole energetico. Io parlo di sensazioni incredibili che ho vissuto, di concerti indimenticabili. Purtroppo sento gravare la situazione bellica. Con i contrasti siamo soliti goderci di più ciò che davamo per scontato. Vorrei finisse questo delirio. E mi piacerebbe pensare a una normalità, con un occhio alla problematica più urgente che è quella climatica».