Filo Vals ci racconta il suo album d’esordio omonimo. Un viaggio sonoro e tematico in quattro lingue e ricco di contaminazioni.

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Venerdì 22 gennaio è uscito Filo Vals (Papaya Records/Sony Music Italy), l’album d’esordio omonimo del cantautore romano Filo Vals. Scritto in quattro lingue e prodotto insieme a Iacopo Sinigaglia, il progetto include otto brani inediti, a cui si aggiungono Occasionale, Bellissima noia e Insonne.

«Il titolo – ci dice il cantautore – è stata una scelta precisa. Volevo seguire la tendenza degli anni ’60 e ’70 di dare all’album d’esordio il nome dell’artista per divulgare ciò che era importante in quel primo step. Non per mitomania».

E così Filo Vals è sin dalle sue premesse una dichiarazione d’intenti. Un viaggio all’interno dell’universo musicale del cantautore e un messaggio di unione e di passione per le commistioni. Le undici tracce di cui il disco si compone, tutte scritte dall’artista, sono infatti il frutto dell’esperienza maturata in questi anni, muovendosi in lungo e in largo per l’Europa. Il risultato è un arcobaleno di sonorità e stili differenti, che spaziano dal rock al pop, dal funky al reggae, e rendono il progetto unico nel suo genere.

«Viviamo in un’era in cui siamo pieni di canzoni e si ascolta roba che neanche si sa di chi è. – ci dice Filo Vals – Nel realizzare questo album mi sono divertito tantissimo, perché è stato bellissimo per me sperimentare con i generi. Volevo esplorare dei mondi e non c’è nessuna dietrologia, è stato un work flow naturale».

Filo ValsUndici tracce, quattro lingue, tappeti sonori variegati. Perché «è fondamentale oggi, in un mondo sempre più globalizzato, allargare il proprio orticello. Soprattutto, in un mondo governato dalle super potenze, pensare solo in chiave italiana o francese è senza logica. Siamo 60 milioni di abitanti, di cosa vuoi parlare con un paese di 1 miliardo di persone?».

Eppure – aggiunge Filo Vals – «al di là dei numeri, è una figata se iniziamo a concepirci come elementi europei».

«Non solo è un’ulteriore identità, ma è anche bella. Perché la Tour Eiffel in questo modo diventa anche un po’ tua. E il Colosseo è anche un po’ dei francesi. Siamo figli della stessa storia ed è un arricchimento per tutti. Far passare questo messaggio non è facile, e non credo che il mio disco cambierà l’Europa, ma è una sfida. Nel mio piccolissimo, spero di poter fare qualcosa che vada verso una direzione in cui credo».

Filo Vals è comunque un album pieno di «speranza e ottimismo». «Non è un manifesto politico, né un disco depresso. Anzi è molto solare» ci spiega Filo Vals, sottolineando che «la musica è vitalità». L’arte è svago e la linfa del cantautore viene alimentata dal tema del viaggio del progetto, ma anche dalle variabili impazzite dell’amore. Perché se non parli di amore «di cosa parli?», scherza Filo Vals citando Brunori Sas.

«Dico sempre con grande orgoglio che a questo disco hanno lavorato italiani, portoghesi, spagnoli… il tema del viaggio è rispettato anche nella produzione. Sono state coinvolte tante facciate e colori diversi, che hanno confermato la veridicità di questo viaggio».