Raiz degli Almamegretta ci racconta il remaster di ‘Sanacore’, che nel 2020 compie 25 anni. Cosa e quanto è cambiato da allora?

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Sanacore degli Almamegretta compie 25 anni. Il celebre album della band partenopea uscì infatti nel 1995, registrando un incredibile e inatteso successo di vendite. Ancora maggiore, tuttavia, è l’apporto culturale e lungo nel tempo di un progetto così viscerale. Che nel 2020 avrà vita ancora più lunga, perché il 23 ottobre è uscito il remaster di questa pietra miliare degli Almamegretta, con in più due singoli inediti ritrovati nell’archivio (un branodub prodotto da D.raD. e un pezzo strumentale mixato da Adrian Sherwood) e con i testi delle canzoni e le foto inedite delle sessioni in studio e a Procida del 1994.

«Sanacore ha avuto lunga vita. – ci racconta subito Raiz – Uscì addirittura su proposta della Sony. Noi ci abbiamo creduto e inaspettatamente il disco schizzò al primo posto della classifica dei vinili. È stato il disco giusto al momento giusto, in un periodo storico particolare soprattutto per la città di Napoli. C’era molto fermento culturale ed era sotto gli occhi all’epoca molto potenti della macchina culturale del Partito Comunista. Il candidato di sinistra era Antonio Bassolino. C’era molto consenso che muoveva l’attenzione culturale verso la città. Siamo capitati in un momento di tanta attenzione, perché Bassolino è stato l’uomo del cambiamento a Napoli. Si presentava alle elezioni contro Alessandra Mussolini, che non aveva nessuna chance di farcela. Tanto che Bassolino andò al ballottaggio e si portò a casa anche i voti che erano della Mussolini».

«Non potevamo non essere nella cordata che ha aiutato il successo di Bassolino e non per militanza. Non siamo mai stati militanti di un partito, anche se le nostre simpatie sono chiare. Di sicuro non ci collochiamo a destra. Abbiamo fatto parte di quel mondo che ci ha dato tanto. Le canzoni sono nate quando si iniziava a respirare la prima ondata migratoria. Chi in Italia la pensava più o meno come noi su argomenti come il razzismo, il sessismo o il desiderio di una società inclusiva, aveva sicuramente in simpatia gli Almamegretta».

Oggi Sanacore esce in un mondo cambiato non solo discograficamente, ma anche socialmente e culturalmente.

«Se penso al movimento trap, è chiaro che li considero i nostri figli musicali. – ci dice Raiz – Senza il nostro movimento e la nostra generazione, non sarebbero nate tutte quelle voci che oggi sono ai primi posti delle classifiche. Se non avessimo sdoganato il reggae negli anni ’90, non ci sarebbe il reggaeton. Da noi hanno ereditato molto nella produzione e nel suono, ma non l’idea che si possano veicolare concetti importanti nella musica. Abbiamo sempre parlato di temi scottanti e di argomenti di importanza culturale. Loro parlano di soldi e di donne. Dopo un po’ mi stanco di sentirli. Il genere a cui si riferiscono è americano, i loro messaggi sono veicolati. Dall’inglese al mondo italiano. A volte funziona e a volte no».

«Si è combattuto per decenni per la dignità della donna, per i diritti omosessuali e tutto questo viene distrutto con un linguaggio terribile, in cui niente è importante se non dire che ce l’hai fatta. Ma che vuol dire? Beati loro, io sono 30 anni che faccio questo lavoro e mi sento sempre al primo gradino della scala».

«Se fai il rapper sai chi è 50 Cent. – continua Raiz – Ho visto gente fan dell’hip hop proclamarsi razzista. Vuol dire che non sai chi sei e cosa fai. Noi lo sapevamo, anche se in modo molto naïf. Chi ci ascoltava ci apprezzava anche attraverso il nostro messaggio. La musica deve raccontare storie. In America i rapper prendono il Pulitzer, i rapper in Italia non hanno questo tipo di ambizione».

Raiz, a questo proposito, cita la serie Black Mirror («In un episodio si andava in giro col telefono a calcolare i like di ogni tuo gesto»): «Noi facevamo un disco e ci volevano sei mesi per capire se fosse piaciuto o meno. – aggiunge – Per noi le vendite sono importanti. I soldi mi interessano, questo è un mestiere. Ma il continuo calcolo del gradimento ti fa perdere il contatto con ciò che stai facendo».

Raiz, gli Almamegretta e la versione remastered di Sanacore

«Siamo contenti di non possedere il master, perché non abbiamo potuto riaprire l’album e fare i remix. – ci spiega subito Raiz – Sarebbe stato divertente, ma avremmo rotto un unicum che ha fatto la sua strada. L’abbiamo fatto rimasterizzare da Giovanni Versari che, pur non potendo aprire le singole tracce, ha tirato fuori un sound sommerso nello stato d’arte dell’epoca. È un disco aggressivo, ben registrato e ben mixato. Ha stupito anche noi».

«Quando è uscito l’avrei ritirato dal mercato il giorno dopo. Per fortuna non l’ho fatto. Le ingenuità inevitabili restano e segnano uno stile. Le ho viste copiate da altri. Questa è l’arte. Non ha niente di assoluto o oggettivo, è qualcosa di magico che resta nella mente delle persone. Una canzone registrata male, ma ascoltata in un periodo meraviglioso è bellissima».

Nel booklet le immagini immortalano «quattro ragazzini alle prese con il loro giocattolo preferito, perché per la prima volta avevamo accesso a un budget dignitoso». Sanacore è stato infatti registrato al Pioppeto Project di Procida («Per noi era come la Giamaica») da D.RaD. e al Megaride Sound Studio di Napoli da Gianni Ruggiero.

«Ci sono poi due pezzi che non hanno trovato posto nel disco successivo, dedicato al mondo dell’elettronica. – chiarisce Raiz sui due inediti presenti nel remaster – Non sono finiti, sono incompleti, ma ci erano rimasti sullo stomaco».

I live: «Va trovata una soluzione per tutto e tutti»

«La soluzione andrà trovata. Se dobbiamo convivere con il Covid, la vita non si può fermare. – ci dice Raiz – È una malattia molto contagiosa, ma non blocca completamente il corpo sociale. Penso che sia come una zanzara che ti punzecchia in continuazione, non come un leone che ti morde. Se vogliamo trovare l’Autan per tutti sarebbe auspicabile, ma non possiamo rinunciare all’arte, al cinema, al teatro. Va trovata una soluzione per tutto e tutti».