Il tastierista dei Decibel Silvio Capeccia pubblica un album in cui rilegge piano solo alcune delle tracce iconiche della band. La nostra intervista.

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Enrico Ruggeri, Silvio Capeccia e Fulvio Muzio sono i Decibel, fra le band più innovative che il panorama italiano abbia conosciuto a partire dagli Anni Settanta. Oggi, il tastierista Capeccia sperimenta ancora una volta e lo fa presentando un album in cui alcuni dei brani storici del trio diventano tracce per pianoforte.

“È un progetto coraggioso – ci spiega Capeccia introducendo il suo nuovo lavoro – D’altronde il coraggio è un po’ nel DNA dei Decibel. Anni fa presentare il punk in Italia è stata una scelta audace perché ancora imperava la canzonetta all’italiana e, allo stesso modo, presentare oggi dei brani rock in versione piano-solo riveste la stessa dose di audacia.

Per me è stato facile per alcuni brani che erano nati già per piano mentre per altri ho dovuto adattarli alle esigenze musicali di uno strumento importante come il pianoforte. Sicuramente, una rivisitazione di brani nati come new wave e punk per pianoforte è una scelta che si fa per passione.”

Questo disco è assolutamente un atto di coraggio, perché oggi come oggi la musica in circolazione è tutt’altra, dal reggaeton alla trap e al rap. Però, a un certo punto, bisogna anche suonare e proporre quello che piace.

Decibel Silvio Capeccia
Foto di Simona Giovara da Ufficio Stampa Parole & Dintorni

E sono tredici i brani che Silvio Capeccia ha inserito nel disco. “Non è stato facile scegliere le tracce perché i Decibel hanno ormai all’attivo diversi album. – ci racconta ancora – Vivo da re era un must perché è uno dei brani a cui sono più affezionato, essendo il primo che ho scritto con Enrico Ruggeri negli Anni Settanta, fino a Buonanotte che è il brano di chiusura dell’album ‘L’Anticristo’: ho cercato di non tralasciare nulla andando a pescare da ogni album dei Decibel.

Ma come è stato lavorare a queste tracce con una impronta tanto riconoscibile? “Alcuni brani sono nati per pianoforte e, quindi, la mia versione di contesto è differente da quella cantata ma si rifà a quella linea. – continua Capeccia – Su altri brani, invece, l’impronta del pianoforte è molto più rilevante. D’altronde, è uno strumento che dà un’atmosfera diversa ad ogni brano e anche un pezzo molto rock o punk, rivisto per pianoforte, prende tutta un’altra direzione, secondo me molto interessante.”

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Un lavoro, quello di rilettura dei Decibel, che è passato anche attraverso due tour dal vivo. “Ci sono brani che risalgono agli Anni Settanta che, però, abbiamo utilizzato nella recente tournèe del 2017 e 2018, quindi non si sente l’odore di naftalina. Sono brani che abbiamo utilizzato dal vivo e ri-registrato anche per l’album live. Nessuno è rimasto nel cassetto per uscire improvvisamente.”

Secondo me My Acid Queen è un brano molto dark che si rifà a certi climi dei Cure e quant’altro, e probabilmente è uno dei brani più attuali di tutta la serie di brani registrati.

E che ruolo ha oggi la musica e quale spazio può avere quella per pianoforte? “All’arte si chiede sempre qualcosa di diverso, nel senso che è fondamentale per uscire dalla quotidianità ed entrare in un mondo ideale. La musica non rifugge da tutto questo e in questo periodo è fondamentale perché, prima di tutto, ne abbiamo ascoltata di più restando a casa e poi perché in ogni caso è il mezzo per eccellenza per socializzare e vedersi all’esterno.

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In questo periodo così difficile per la musica l’idea di suonare solo al pianoforte rende tutto sommato più semplice il fatto di suonare dal vivo. Mentre per uscire come Decibel abbiamo bisogno di strumenti, tecnici, scaricatori e quant’altro, per suonare in piccole location al piano è sufficiente noleggiare un piano a coda o anche solo a mezza coda. Quindi, probabilmente le situazioni sono più alla portata che non come band dai grandi costi e mezzi di trasferimento.”

Concludiamo con un augurio per il progetto ‘Silvio Capeccia Plays Decibel – Piano Solo’. “Spero che il vigore e la passione che circondano questi brani siano trasmessi a chi ascolta. – afferma il musicista – Premetto che non sono un pianista classico, e ci tengo a precisarlo: sono nato con Lou Reed, David Bowie, Roxy Music e quindi probabilmente questo si sente nei miei brani. Ed è giusto che si senta, è un approccio diverso alla musica new wave e punk.”

Foto di Simona Giovara da Ufficio Stampa Parole & Dintorni