Il primo album in studio di H.E.R., ‘Back of my Mind’, è una summa dell’anima più fragile e variegata della cantautrice.

Si intitola Back of My Mind il nuovo album di H.E.R., disponibile da venerdì 18 giugno. Un progetto attesissimo, considerando che Gabriella Wilson ha recentemente portato a casa un premio Oscar (per Fight for You, tratta dal film Judas and the Black Messiah di Warner Bros. Pictures) e due Grammy Awards (Song of the Year per I Can’t Breathe e Best R&B Song per il suo contributo nel brano di Robert Glasper Better Than I Imagined).

Per H.E.R. Back of My Mind è tra l’altro una sorta di debutto discografico, perché prima di questo ricchissimo progetto l’artista ha rilasciato due compilation e cinque EP. Back of My Mind è dunque, di fatto, l’album di debutto in studio per la giovanissima H.E.R. che ha deciso di fare le cose per bene con una tracklist che vanta ben 21 tracce. E le collaborazioni non sono da meno. Da Chris Brown a Ty Dolla $ign, passando per Cordae, Lil Baby, Thundercat, Yung Bleu, DJ Khaled, Bryson Tiller e YG.

Prodotto da Hit-Boy, KAYTRANADA, Cardiak, Rodney Jerkins, DJ Camper e molti altri, il quadro musicale che emerge è variegato e poliedrico. Eppure, la voce di H.E.R. riesce a fare da fil rouge all’intero progetto. Così come la sua chitarra che si sente fortissimo sin dalla prima traccia, la significativa We Made It. È proprio We Made It a dare in realtà al resto della tracklist la spinta necessaria, la giusta intro al mondo della cantautrice. Il calco delle origini prima di dar spazio a brani in cui H.E.R. sembra quasi voler sperimentare. Abbandonando certezze e affidandosi molto al contributo e all’apporto dei featuring.

«Questi brani nascono da sentimenti e pensieri che sono sempre stati lì, in fondo alla mia mente. – ha commentato H.E.R. – È anche dove vivo, qualche volta. Di alcune cose ne parlo nella mia musica e altre ancora ho avuto paura di dirle o di ammetterle. È liberatorio poter essere vera nell’esprimermi».

Back of My Mind, l’anima più pura di H.E.R.

L’anima più intima e pura di H.E.R. si trova però nelle canzoni in cui non viaggia a braccetto con colleghi e amici. Ne è un esempio Damage (uscito a ottobre 2020), prodotto da Cardiak e Jeff Gitty Gitelman. Qui l’assolo di chitarra di We Made It viene rimpiazzato da un finale piano solo. E c’è anche il sample di Making Love in the Rain di Herb Alpert (del 1987). Prima di Damage, nel 2019 H.E.R. aveva invece rilasciato Slide, il brano che chiude l’album e che la vede collaborare con YG.

Sono in parte i due estremi attraverso cui H.E.R. si permette di esplorare in questo lavoro, passando da pezzi molto prodotti e dal sound decisamente più hip hop a brani più minimal quasi acustici che nuotano ampiamente nelle sfumature R&B (ne è un esempio la splendida Cheat Code, in cui spicca il sample di The Sweetest Thing di Lauryn Hill).

Back of My Mind – per la sua lunghezza e varietà – appare in fondo splendidamente anti-discografico. Ed è facile – va detto – perdersi durante i 79 minuti di ascolto, in cui la cantautrice canta la sua America, le stonature politiche che avevamo già apprezzato in I Can’t Breathe, ma che soprattutto ne rivela l’anima finora più nascosta.

Ci sono tanti sentimenti (positivi e negativi) in Back of My Mind e H.E.R. li mette in fila regalando omaggi e riferimenti alle sue icone, mischiando gli strumenti e i tappeti sonori in un infinito caleidoscopio di nuances musicali. Più che strategie discografiche, Back of My Mind è il diario senza filtri e talvolta confusionario di H.E.R. Lo specchio in cui la cantautrice sembra essersi rivista e che la descrive anche nella moltitudine dei suoi aspetti. Del resto, il titolo è già di per sé una dichiarazione di intenti. Perché nella mente di H.E.R. si nasconde di tutto e, per la prima volta, l’artista ha deciso di mostrarci anche i suoi lati più fragili senza filtri. Non che, in fondo, non possa permetterselo.

H.E.R.