La stragrande maggioranza delle persone è convinta che nutrirsi sia essenziale per poter vivere. Eppure c’è una crescente minoranza persuasa che sia assolutamente superfluo. Sono persone che si fanno chiamare ‘respiriani’ e in Italia ce ne sono poche migliaia. Si tratta di un movimento spirituale che mette al centro delle proprie credenze il fatto che il corpo umano possa – e debba – sostenersi non grazie al cibo ma grazie alla “energia universale”.

I respiriani trovano fondamenti del loro credo già nell’antichità

Pratiche di questo tipo si riscontrano già in antichi testi religiosi indù, ma se ne trova traccia anche in alcuni studi rinascimentali. C’è addirittura chi sostiene che i santi cristiani che si nutrivano “di spirito santo” fossero in realtà dei pionieri del respirianesimo. Le incarnazioni moderne che spopolano oggi risalgono invece agli anni ‘70, sebbene sia grazie ad Internet che la pratica ha visto un’inaspettata pubblicità che l’ha resa celebre in tutto il mondo.

I respiriani sostengono di poter vivere senza assumere acqua né cibo e che il nutrimento possa essere tratto da sostanze come la luce solare, l’aria e il “prana”. Quest’ultimo sarebbe originato dal sole e rappresenta l’energia cosmica che circola nel mondo, riprendendo il concetto di “forza vitale” presente nell’induismo. Soltanto le persone più “evolute spiritualmente” possono arrivare ad un traguardo del genere, dopo essere passate da diversi livelli.

Non è possibile diventare respiriani da un giorno all’altro

Già, perché essendo una pratica estrema, non è possibile diventare respiriani da un giorno all’altro. C’è chi comincia dalle diete più conosciute, passando magari per il vegetarianismo o il veganesimo prima di intraprendere il percorso della totale privazione di cibo.

La gran parte degli individui parte dal livello 0, quello di chi non è nemmeno a conoscenza del tipo di pratica proposto dagli assertori delle teorie respiriane. A partire dal primo livello si comincia invece a prendere coscienza del mondo bretariano (dall’inglese breatharianism), ma è dal secondo che comincia la strada verso l’alimentazione pranica, quando si inizia a sperimentare la privazione del cibo.

Nel terzo livello, invece, il cibo non diventa altro che un ‘piacere’ da concedersi di tanto in tanto e non più un bisogno reale. Ci si nutre in maniera ‘tradizionale’ ad intervalli dalla lunghezza variabile, che vanno da una volta a settimana ad una al mese. In questa fase, però, l’assunzione di liquidi viene alternata alla vera e propria astinenza dal cibo.

Ma è con il livello 4 che il respiriano arriva all’apice del percorso: la persona che vi giunge sostiene di poter fare a meno dei cibi sia solidi che liquidi per periodi prolungati, senza sentire neppure il bisogno bere l’acqua. C’è chi afferma addirittura di sopravvivere anni o decenni, alimentando in questo modo l’aura mitica della pratica respiriana.

L’iniziazione avviene tramite ‘percorsi’ che vanno dagli otto giorni alle tre settimane, spesso guidati da veri e propri esperti che organizzano dei veri e propri ‘ritiri’ chiedendo cifre che facilmente arrivano ai quattro zeri ma che si offrono di fornire le chiavi d’accesso al mondo respiriano.

I respiriani credono a una “pseudoscienza letale”

In tutto il pianeta, è facile imbattersi in alcuni casi di morti legate al movimento, che hanno come conseguenza una serie di accuse nei confronti dei guru che promuovono questo stile di vita, magari costruendoci su un business fatto di ritiri, iniziazioni, libri e convegni.

In realtà il respirianesimo non è un piano nutrizionale valido e la comunità medica ha un parere pressoché unanime su quella che viene spesso definita una “pseudoscienza letale” o, in linea di massima, comunque una cattiva idea. D’altronde, se c’è una verità universale è proprio questa: l’essere umano ha bisogno di cibo e acqua per poter sopravvivere.