Il Pantheon di Roma, da secoli culla dell’arte: per il Giubileo arriva la Corona di spine di Helga Vockenhuber.
È uno dei monumenti più conosciuti del mondo e tra i più visitati in assoluto dai turisti in Italia: il Pantheon di Roma, l’impressionante capolavoro di ingegneria e architettura costruito durante il regno dell’imperatore Adriano e dedicato a tutti gli Dei, è scenario, fino al 16 settembre, di una mostra di arte contemporanea dell’artista austriaca Helga Vockenhuber.
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CORONA GLORIAE, questo il nome dell’installazione curata da don Umberto Bordoni e dal prof. Giuseppe Cordoni, era già stata esposta presso la Basilica di San Giorgio Maggiore, in concomitanza con la Biennale di Venezia, ma è stata riproposta al Pantheon in chiave rinnovata e ripensata in dialogo con lo spazio, secondo un approccio site-specific.
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Corona Gloriae, al Pantheon l’opera spirituale di Helga Vockenhuber
Si tratta di una corona di spine, composta da sette sculture in bronzo scomposte che, a partire dalla Passione di Gesù, evocano – nella visione dell’artista – il dramma dell’esistenza umana, riconciliata attraverso il sacrificio di Cristo. Nell’orizzonte della tradizione cristiana, la corona di spine assume il valore di reliquia insigne della Passione: oggetto-simbolo che accompagna il Cristo fino al compimento del suo sacrificio.

Collocata zenitalmente sotto l’oculo del Pantheon, la corona metallica diventa memoria immediata della passione di Cristo e del sacrificio dei Martiri, cui è dedicata la Basilica: i bronzi contorti e acuminati trasmettono il carico perturbante della sofferenza, che si riflette nello specchio d’acqua su cui poggiano e che restituisce l’idea di una sospensione sopra l’abisso. Tuttavia, il cerchio infernale del male è infranto; la corona è spezzata in sette frammenti, un numero significativo nella simbologia biblica, a simboleggiare un dolore aperto, attraversato e sconfitto.
Nel contesto dell’Anno Giubilare, l’installazione di Helga Vockenhuber intende così proporre una riflessione sul linguaggio dell’arte cristiana contemporanea e sulla possibilità, evocata dall’artista, che la Passione salvifica di Cristo continui a rappresentare per l’umanità intera, segnata dalla sofferenza e in cerca di riscatto, l’epifania di una invincibile speranza.
Leggende e magia
D’altronde lo stesso Pantheon, con la sua maestosa cupola in cemento e con il suo oculus di 9 metri, rappresenta un collegamento diretto tra il cielo e la terra. Un’apertura da dove non entra l’acqua quando piove. Non per magia, come si pensava un tempo, ma grazie alla fisica.
Sono infatti le correnti d’aria calda ascensionali a nebulizzare le gocce di pioggia che entrano dall’oculus. Mentre, quando la pioggia è più forte, un sistema di 22 fori di drenaggio sul pavimento aiuta a far defluire l’acqua in modo che non si abbia l’impressione che stia piovendo.
Restando in tema di magia, il Pantheon è ricco di storie e leggende: si dice il fossato che lo circonda sia stato scavato dalla furia del diavolo, scatenata dal medico e alchimista Pietro Barliario, che, pentitosi di avergli venduto l’anima, si era rifugiato all’interno della struttura per sfuggirgli. Il diavolo non riusciva ad entrare nel luogo sacro e iniziò quindi a girare e correre intorno al Pantheon, tanto da creare il fossato che ancora oggi possiamo vedere.