Poster, immagini d’archivio e arte urbana per difendere l’Articolo 11 della Costituzione: la campagna ‘R1PUD1A’ in cinque città italiane.
Da qualche giorno, i muri delle città di Bologna, Napoli, Roma, Livorno e Genova comunicano più del solito. Dallo scorso 4 novembre, infatti, per dieci giorni, le cinque città italiane sono il terreno di una mobilitazione visiva e collettiva. A firmare il potente intervento di arte pubblica è il collettivo CHEAP per EMERGENCY, parte della campagna R1PUD1A, che porta in strada messaggi contro la guerra e a difesa dell’Articolo 11 della Costituzione.
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L’azione è partita – non a caso durante la Giornata Nazionale delle Forze Armate – come modo per spostare il racconto, decostruire la retorica bellica e ricordare che «l’Italia ripudia la guerra». Non una formula astratta, ma un principio politico ancora oggi urgente.
Dopo il successo della mostra CONTRO LA GUERRA, curata da CHEAP per EMERGENCY e ospitata tra Palazzo delle Esposizioni di Roma e i Musei Civici di Reggio Emilia, alcune opere escono ora dai musei per tornare nello spazio pubblico. Luogo naturale di dissenso, relazione e immaginazione condivisa.

La scelta è chiara: trasformare muri e strade in pagine aperte, accessibili a tutte e tutti. E restituire allo sguardo urbano immagini e concetti che contrastano l’assuefazione alla violenza e alle sue narrazioni.
Le città si popolano così di manifesti firmati da CHEAP e da artiste e artisti internazionali provenienti dall’Italia, dal Brasile, dalla Spagna, dalla Polonia. Tra i tanti, compaiono per esempio DeeMo, Camila Rosa, Luchadora, Jacopo Camagni, Coco Riot, Testi Manifesti, Dario Manzo. E ancora, Joanna Gniady, Rita Petruccioli, Infinite e Tomo77. Una geografia plurale unita da un’unica convinzione: la guerra non è destino, è una scelta. E può essere rifiutata.
Bologna: le immagini della guerra dalle foto d’archivio di EMERGENCY
Nel capoluogo emiliano, in particolare, il progetto si arricchisce di una selezione di scatti d’archivio di EMERGENCY. Immagini che testimoniano la continuità della guerra come macchina di distruzione: corpi feriti, città cancellate, diritti spezzati. Le firme sono quelle di Francesco Cocco (Afghanistan, 2008), Paula Bronstein (Afghanistan, 2016), Giles Duley (Iraq, 2017), Teba Sadiq (Iraq, 2022) e Mattia Velati (Iraq, 2009). Fotografie che riportano la realtà lontana al centro delle nostre città, ricordando che la guerra non è un tema astratto, ma un fatto quotidiano per milioni di persone.
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«Abbiamo aperto una riflessione sugli immaginari da costruire. Per sabotare la retorica bellica e riprenderci lo spazio pubblico, dando spazio a chi ripudia la guerra in tutte le sue forme – spiegano EMERGENCY e CHEAP –. Abbiamo indagato le nostre responsabilità individuali e collettive, per non rimanere semplici spettatrici e spettatori della violenza che colpisce le vittime civili».

L’evento diventa così un gesto di riappropriazione simbolica: a fronte di un immaginario pubblico sempre più attraversato da toni militaristi e narrazioni di inevitabilità, l’arte torna strumento critico, capace di rimettere al centro l’empatia e la complessità.
CHEAP ed EMERGENCY condividono infatti un rifiuto netto della guerra, di qualunque guerra, e credono nella necessità di stringere alleanze tra chi si oppone a questa deriva. Immaginando nuove forme di pace e responsabilità collettiva.
Foto di Michele Lapini da Ufficio Stampa