La prima grande retrospettiva italiana dedicata a Helen Chadwick arriva al Museo Novecento di Firenze con opere iconiche dagli anni ’70 ai ’90.

Fino al 1° marzo 2026, il Museo Novecento di Firenze dedica un’ampia retrospettiva a Helen Chadwick, figura radicale della scena artistica britannica e tra le voci che più hanno innovato la relazione tra corpo, materia e immagine negli ultimi decenni del Novecento. Life Pleasures, curata da Sergio Risaliti, Stefania Rispoli e Laura Smith, è la prima mostra italiana di tale portata e approda a Firenze dopo una collaborazione con The Hepworth Wakefield e Kunsthaus Graz.

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Non è un caso che l’inaugurazione si sia tenuta il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Chadwick, infatti, ha sempre interrogato il corpo femminile come luogo politico, fragile e allo stesso tempo potentissimo.

La mostra ripercorre l’intera parabola dell’artista, dalla performance-installazione In the Kitchen (1977) alle iconiche sculture Piss Flowers (1991–92). Per restituire un percorso fatto di sperimentazioni continue, materiali inconsueti e un’estetica che sfida costantemente il concetto di “bellezza”.

Helen Chadwick with Piss Flower (lead image)
Helen Chadwick with Piss Flower

Come sottolinea la curatrice Stefania Rispoli, l’eredità di Chadwick è tutt’altro che addomesticata. «L’arte di Helen Chadwick è irriverente. Lo è sempre stata fin dalle opere che risalgono agli anni in cui era ancora una studentessa, come In The Kitchen e Domestic Sanitation. Alcuni lavori – soprattutto quelli degli anni ’80 e ’90 – oggi forse non verrebbero concepiti. Perché contrastano con quel perbenismo culturale e quella bellezza patinata che continuamente ostentiamo».

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«La forza e l’attualità del suo linguaggio stanno nella capacità di sconvolgerci, di pungolare i sensi e le coscienze, mettendoci in una posizione scomoda. – prosegue. – Con un’intelligenza raffinata, con sensualità e ironia, ha affrontato temi universali legati alla vita, alla sessualità e alla malattia, realizzando opere bellissime e potenti. Perfette per risuonare nelle sale di questo antico convento fiorentino».

Un’arte che usa tutti i sensi

Chadwick concepiva le sue opere come esperienze multisensoriali, capaci di generare attrazione e repulsione allo stesso tempo. Fiori, cioccolato, saponi, carne, liquidi organici, motori: ogni materiale diventava parte di un lessico personale che metteva in dialogo scultura, fotografia, stampa e performance. E il corpo, spesso il suo stesso corpo, è materia e simbolo, superficie e laboratorio.

Installation view
Immagine da Ufficio Stampa

Dagli anni Ottanta Chadwick è stata un punto di riferimento per una nuova generazione di artisti britannici, diventando nel 1987 una delle prime donne candidate al Turner Prize. Il suo insegnamento a Londra ha inciso profondamente su figure come Tracey Emin, Sarah Lucas e Damien Hirst, a cui Chadwick ha trasmesso una visione sperimentale, ironica e anti-idealizzante dell’identità e del corpo.

L’allestimento fiorentino presenta nuclei tematici che attraversano vent’anni di produzione, dagli anni Settanta ai Novanta. Per un viaggio nella complessità di un’artista che ha saputo ridefinire i codici della rappresentazione femminile e interrogare tutto ciò che sta ai margini del “bello” e del “convenzionale”.

Immagini da Ufficio Stampa

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