Laika torna sui muri di Roma con “Figliə della Tempesta”, opera dedicata alla lotta contro la violenza di genere. Un intervento potente tra arte urbana, attivismo transfemminista e denuncia politica.
Nella notte tra il 24 e il 25 novembre, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, è apparsa in via Tizii – a pochi passi dall’Università La Sapienza – la nuova opera urbana di Laika. Il lavoro, intitolato Figliə della Tempesta, si ispira al brano-inno femminista della Niña del Sud e raffigura tre donne – una sudanese, una palestinese e una europea – unite dalla stessa tempesta di resistenza e dolore.
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L’intervento si inserisce nel percorso dell’artista, che negli ultimi anni ha portato le sue opere contro la violenza machista e patriarcale nel mondo. Dal Messico, a Ciudad Juarez, agli Stati Uniti, fino alla Spagna e in molti altri Paesi. Trasformando lo spazio pubblico in un luogo di testimonianza politica.
«Tornare in strada, sui muri di Roma, è un gesto politico necessario, vitale» dichiara Laika. «In un momento terribile per la democrazia, in cui soffiano venti di guerra e avanzano gli ultranazionalismi, è fondamentale lottare con ancora più forza. La radice della deriva della nostra società è il patriarcato stesso. Patriarcali sono le guerre, il colonialismo, il razzismo e i genocidi, come quello di Gaza – dove le donne uccise superano le 28.000 – e del Sudan. Sono metastasi di un cancro da estirpare alla radice».

L’artista punta il dito anche sul contesto italiano, criticando l’approccio istituzionale al tema. «Il nostro Paese continua ad armarsi e ad armare, diventando complice di violenza, sangue e morte. Abbiamo un governo che banalizza la violenza patriarcale con iniziative di facciata, che osteggia l’educazione sessuoaffettiva. E che arriva ad affermare, per bocca del ministro della Giustizia Nordio, che la violenza di genere sarebbe nel “codice genetico” dell’uomo».
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Da anni impegnata in una prospettiva transfemminista, Laika ribadisce la necessità di un cambiamento radicale. «Credo in un futuro inclusivo, libero da guerre e sfruttamento. Possibile solo attraverso una trasformazione radicale della società. Credo molto nelle nuove generazioni, che portano la lotta nei luoghi di studio e di lavoro. È un momento durissimo e ancora più dura sarà la battaglia. Dobbiamo essere marea e scendere in piazza anche oggi. Dal Sudan alla Palestina, fino all’Italia: Non una di meno».
Figliə della Tempesta è stata presentata in anteprima alla Sapienza durante una performance dedicata a Ilaria Sula, all’interno del festival transfemminista Ci vogliamo vive, promosso dagli studenti di Sinistra Universitaria. Un gesto che conferma il ruolo dell’ateneo come spazio di attivismo, cultura politica e partecipazione giovanile.
Immagini da Ufficio Stampa