Dal romanzo distopico alla pratica educativa: Utopia – Il Viaggio trasforma gli studenti in cittadini progettisti del domani. La scuola come laboratorio culturale e sociale
Non è più soltanto intrattenimento: il gioco di ruolo dal vivo entra stabilmente nel mondo educativo e diventa strumento culturale. Con Utopia – Il Viaggio, evento di apertura dell’edizione 2025/2026 del progetto Utopia, la Fondazione La Città Ideale ed Eryados riportano nelle scuole del Lazio un modello di apprendimento che unisce storia, letteratura, pedagogia e arti performative per esplorare il tema più urgente del nostro tempo: come immaginare – e costruire – il futuro.
L’articolo continua più sotto

La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura
Alla base del progetto c’è il Larp (Live Action Role Play), qui declinato nella sua forma educativa (edu-larp): un linguaggio ibrido che si nutre di drammaturgia, metodologie teatrali, simulazione sociale e processi partecipativi. Non si tratta semplicemente di “giocare a fare i personaggi”, ma di attraversare un’esperienza che obbliga a prendere decisioni collettive, mediare conflitti, assumere responsabilità.
LEGGI ANCHE: Eryados porta il Larp a Lucca Comics 2025: il gioco diventa innovazione sociale
L’Edu-larp, la cultura come esercizio civico
Utopia rilegge la distopia come dispositivo educativo: in un futuro post-apocalittico ispirato a Il Signore delle Mosche, gli studenti si ritrovano in un mondo senza adulti, chiamati a fondare una nuova civiltà. È un teatro immersivo della democrazia: si vota, si discute, si sbaglia, si impara.
In questa “città ideale temporanea” — costruita dopo un percorso scolastico condiviso — il concetto di cittadinanza diventa esperienza. La cultura non come contenuto da memorizzare, ma come pratica: un modo per parlare di etica, ecologia, governance, equità.
La scuola, territorio della sperimentazione
Se molti Paesi europei hanno già integrato l’edu-larp nei percorsi formativi, in Italia Utopia si afferma come uno dei progetti più strutturati, sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lazio. È un cambio di paradigma: la scuola non solo luogo di trasmissione del sapere, ma spazio di produzione culturale e sociale.
A Campo Praesidium — tra Roma e Nettuno — gli studenti hanno avuto un compito simbolico e concreto: immaginare una comunità possibile. L’utopia, in questo senso, non è evasione ma metodo: un esercizio pratico di visione del mondo.
In tempi di crisi ecologica, polarizzazione e fragilità istituzionale, Utopia crea contesto, linguaggio e strumenti per una generazione chiamata a gestire l’incertezza.
È cultura che si fa politica — nel senso greco del termine — e politica che si fa pedagogia.
Non è un gioco per imparare: è un dispositivo culturale che forma cittadini narratori del proprio tempo, capaci di leggere il reale e tentare di trasformarlo.
E forse è questa, oggi, la più necessaria delle utopie.