Steve McCurry ha ricevuto la laurea ad honorem dall’Università di Siena in Antropologia e linguaggi dell’immagine: lectio, Laudatio e riflessioni sul futuro della fotografia.
Un uomo sempre fedele a se stesso e coerente con i suoi valori e la sua visione del mondo e, insieme, un narratore visivo per il quale non conta solo la meta da raggiungere, ma tutto ciò che accade lungo il viaggio. Con queste parole l’Università di Siena ha celebrato Steve McCurry, tra i più grandi maestri della fotografia contemporanea, conferendogli il 24 settembre 2025 la laurea magistrale ad honorem in Antropologia e linguaggi dell’immagine.
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La cerimonia è stata arricchita da una lectio magistralis inedita: non una lezione frontale, ma un dialogo intimo con la storica collaboratrice e amica Biba Giacchetti, dal titolo La vita dietro l’obiettivo. Una conversazione tra amici sul suo percorso, la fotografia e il futuro. Stimolato dalle domande, McCurry ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera: dagli inizi, con la scelta di dedicarsi alla fotografia, alla prima missione in Afghanistan, resa leggendaria dal racconto della fuga dopo l’invasione sovietica, con i rullini nascosti nei vestiti. Ha poi riflettuto sul passaggio dall’analogico al digitale, fino all’impatto dei social e dell’intelligenza artificiale, offrendo uno sguardo sul presente e sul futuro del mestiere di fotografo.

I riconoscimenti e i discorsi
Ad aprire la cerimonia è stato il rettore Roberto Di Pietra, che ha ricordato come scatti entrati nella storia, dalla celebre Afghan Girl ad altri ritratti indelebili, siano anche testimonianze dolorose di guerre e violenze. «Molte di queste foto – ha affermato – rappresentano momenti legati ad una delle attività che all’essere umano riescono meglio, ovvero la guerra e la violenza (quella violenza che in questi ultimi anni rappresenta il crudele massacro del popolo palestinese e del suo inaccettabile genocidio)». Ha quindi ringraziato McCurry per avere saputo raccontare l’umanità attraverso il potere delle immagini.
Il direttore del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive, Francesco Marangoni, ha letto le motivazioni del conferimento, sottolineando il contributo del fotografo all’interpretazione antropologica del mondo contemporaneo, con le sue contraddizioni: dal rapporto con la natura fino agli scenari più distopici. «McCurry – ha spiegato – utilizza la qualità estetica come strumento primario per incidere sull’immaginario globale e mediatico».

Il ritratto di un narratore
Nella sua laudatio, il professor Fabio Mugnaini, docente di Discipline antropologiche, ha ripreso le stesse parole di McCurry che, nel 2016, si definì non un fotogiornalista né un etnografo, ma un semplice narratore per immagini. «Coglie momenti, luci, colori ed eventi del tempo che vive per offrirli allo sguardo libero e creativo degli osservatori», ha spiegato Mugnaini.
Il docente ha poi posto l’accento sui volti immortalati dal fotografo: bambini, anziani, uomini e donne di straordinaria bellezza o durezza, ritratti senza filtri né edulcorazioni. «Il volto – ha sottolineato – è l’interfaccia con cui ciascuno di noi si relaziona al mondo. Lo sguardo catturato da McCurry continua a guardarci per sempre. È un mediatore, un tessitore di relazioni impossibili, un traduttore di esperienze».

La proclamazione
Il dialogo con Biba Giacchetti ha anticipato il momento solenne della proclamazione, pronunciata dal rettore Roberto Di Pietra. La cerimonia si è conclusa con l’esibizione del Coro dell’Università di Siena, diretto dalla professoressa Elisabetta Miraldi.
Con questo riconoscimento, Steve McCurry entra ufficialmente a far parte della comunità accademica senese come alumnus ad honorem, celebrato per la sua capacità unica di trasformare lo sguardo in narrazione e di restituire, attraverso l’obiettivo, la complessità e la bellezza dell’umanità.