Per oltre 160 anni il busto esposto a Windsor era attribuito a un altro artista ma nuove ricerche rivelano che fu realizzato dalla principessa Victoria per onorare il padre scomparso.
Una delle sculture più celebri custodite al Castello di Windsor ha rivelato, dopo più di un secolo e mezzo, un segreto sorprendente. Parliamo del busto del principe consorte Albert la cui realizzazione, per quasi due secoli era stata, era stata attribuita a uno scultore professionista. Niente di tutto ciò. Studi recenti, infatti, hanno svelato che dietro l’opera ci sarebbe la mano della figlia maggiore, la principessa Victoria, che la realizzò in memoria del padre morto prematuramente nel 1861. La scoperta è avvenuta nel corso delle ricerche per il volume European Sculpture in the Collection of His Majesty The King, primo catalogo completo delle sculture della Royal Collection.
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La vicinanza tra Victoria e il padre era molto profonda. I due, infatti, erano legati da affetto sincero e da una passione comune per le arti, in particolare per la scultura. La principessa, come le sorelle Alice e Louise, prese lezioni di modellato e, con l’aiuto del suo maestro Hugo Hagen, decise di realizzare lei stessa il busto. Forse temendo che nessun altro potesse rendere giustizia all’immagine dell’amato padre.

In una lettera inviata alla madre dalla sua residenza a Berlino, la principessa confessava: «È un lavoro che mi assorbe completamente… Mi sento molto nervosa… Spero che ti piacerà. Quanto vorrei che fossi qui a darmi consigli!». La risposta di Queen Victoria arrivò pochi giorni dopo: «Mi piace moltissimo», scrisse, aggiungendo soltanto che il naso le sembrava un po’ troppo grosso. Nel Natale del 1864, la principessa e il marito – il futuro imperatore di Germania – donarono la scultura alla Regina.
La scoperta del carteggio e la nuova attribuzione della scultura
Per oltre 100 anni il busto di Albert è stato esposto in posizione di rilievo nella St George’s Hall di Windsor, visto ogni anno da milioni di visitatori. E per lungo tempo è stato attribuito allo scultore Robert William Sievier. Ma l’autore del catalogo, Jonathan Marsden, ex direttore della Royal Collection, ha dimostrato che non poteva trattarsi della sua opera. Il motivo? Il busto di Sievier raffigurava infatti Albert a 23 anni. L’analisi della corrispondenza tra regina e principessa ha permesso, quindi, di identificare definitivamente la scultura come l’omaggio di Victoria al padre.
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La rivelazione è solo una delle tante novità emerse dal lavoro trentennale confluito nel catalogo, che conta circa 2.000 opere. Tra le scoperte figura anzhe un raro bronzetto di Benvenuto Cellini raffigurante un satiro, commissionato nel 1542 da Francesco I di Francia. Si aggiunge, poi, un busto del francese Germain Pilon, in passato attribuito a Marie de’ Medici ma oggi riconosciuto come ritratto in bronzo di Caterina de’ Medici.

Le ricerche hanno anche fatto luce sull’uso della scultura come strumento di memoria da parte di Queen Victoria. La regnante, infatti, commissionò numerosi busti dei figli e conservò accanto alla propria scrivania per 60 anni un ritratto del giovane Albert realizzato da Emil Wolff. Soggetto che, nel tempo, venne dimenticato e descritto semplicemente come “uomo sconosciuto”.
Il catalogo
Marsden ha commentato: «La pubblicazione di questo catalogo ragionato rappresenta il compimento di uno dei più grandi progetti di catalogazione mai intrapresi dal Royal Collection Trust. Spesso la scultura rischia di passare inosservata, ma uno sguardo più attento rivela opere di enorme qualità e importanza, con storie straordinarie da raccontare».
Il catalogo, articolato in quattro volumi, spazia dai colossi neoclassici di Antonio Canova a opere più recenti. Tra queste, la scultura Sun and Moon in oro di Barbara Hepworth e San Giorgio e il Drago commissionato dal principe Filippo nel 1950.
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