A Bienno incontriamo Izabella Kawycz, che nella sua bottega lavora ai suoi dipinti, tra colore e fotografia. L’intervista.

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È arrivata da poco più di una settimana a Bienno Izabella Kawycz, quando ci accoglie nel suo studio all’interno del borgo: sta lavorando a un grande dipinto, il primo di queste dimensioni nella sua carriera artistica, e ci racconta di come il paese l’abbia accolta e ispirata. «Sono arrivata qui più di una settimana fa. – ci dice – Ero già stata in questa zona, in Val Camonica, per fare un’escursione e vedere le incisioni nella pietra. Amo le montagne quindi mi sento davvero bene qui, mi piace l’ambiente circostante, la piccola città e la gente».

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Izabella ci rivela anche che è stata in grado di lavorare molto e produrre parecchio dal suo arrivo. «Questo è il primo grande dipinto a cui sto lavorando ed è naturalmente un po’ più impegnativo. – spiega – Ci vuole sicuramente più tempo. La cosa divertente è che qui, per qualche motivo, la vernice si asciuga molto rapidamente. Sono davvero sorpresa, perché torno il giorno dopo e gli strati sono già asciutti. Sicuramente aiuta». Così come è di aiuto – quantomeno per l’ispirazione – la natura della zona. «Quando mi sembra che il lavoro non stia andando bene – ci dice Izabella Kawycz – posso andare al fiume e tornare con più energia».

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Torniamo all’arte e al tema dello Spazio Vuoto, argomento di questa edizione di Bienno Borgo degli Artisti 2.0, curato da Cinzia Bontempi. Izabella sta lavorando al filone prescelto, ovviamente mantenendosi coerente con la propria ricerca artistica. «Adoro dipingere i corpi – racconta – e c’è un artista specifico da cui prendo molta ispirazione. È Eadweard Muybridge, un fotografo che scattava immagini in bianco e nero prima che il cinema fosse inventato. Erano fotografie in movimento, passo dopo passo, di qualità molto bassa. Prendo molte pose da lì e poi ci faccio i miei dipinti. Così posso inventare i colori, lo scenario avendo già la posa».

Ecco, ammirando i dipinti di Izabella, non si può non notare le esplosioni di colore che caratterizzano ogni singolo tratto. «Prima faccio un piccolo schizzo – ci dice in proposito – e poi provo diverse combinazioni di colori. Il colore è molto importante per me. Ho letto anche alcuni libri di Josef Albers che ha lavorato molto sulla teoria del colore. Ho trovato il suo libro utile per capire come i colori possano interagire
l’uno con l’altro».

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