Valentina Kastlunger, Presidente di Zona K, ci racconta la mission e il futuro della Casa degli Artisti di Milano.

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L’atelier al primo piano della Casa degli Artisti di Milano è stato intitolato alla memoria di Hidetoshi Nagasawa. Proprio nelle stanze dell’edificio milanese, incontriamo Valentina Kastlunger, Presidente di Zona K. Zona K è una delle realtà no-profit che si è aggiudicata la gestione dell’immobile. «È un punto di arrivo emozionante per la Casa degli Artisti. – ci dice – La gestione collettiva della Casa non è facile, così come farsi spazio in città ed essere credibili. Dobbiamo convincere la comunità che il posto può funzionare grazie alle diverse voci che lo animano. E che rimarrà sempre un luogo aperto a diverse possibilità».

Intanto, l’intitolazione a Nagasawa è sicuramente un passo in avanti. «È importante per due motivi – ci spiega Valentina – In primo luogo, è una serata in collaborazione e le collaborazioni con le altre istituzioni di Milano sono uno dei nostri punti di forza. Poi, dopo un percorso di ricerca e dialogo con gli artisti che sono stati allievi di Nagasawa, abbiamo iniziato un dialogo con l’archivio e gli eredi dei Maestri che hanno salvato questo luogo». «Poter non solo aprire un pezzo di mostra dedicata all’artista – aggiunge – ma intitolare l’atelier dove lui ha lavorato alla sua memoria è il coronamento della nostra attività».

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Non a caso, uno dei prossimi step della Casa degli Artisti sarà l’intitolazione a Luciano Fabro del suo atelier. «Vogliamo – dice Valentina – tessere i fili con il passato della Casa e recuperare la memoria il più possibile, guardando al futuro. L’intitolazione a Nagasawa è il primo passo, la prossima sarà dedicata a Luciano Fabro con un evento analogo».

«È una fatica – conclude Valentina Kastlunger – perché, come sappiamo, il primo problema è dove prendere le risorse per mantenere questo luogo. Il nostro compito è sostenerlo, ma come facciamo visto che non vendiamo le opere? L’altra difficoltà è il dialogo tra noi, tra cinque associazioni diverse. Abbiamo il pregio di aprire le porte a diversi filoni artistici e gusti, ma dobbiamo trovare un accordo e in modo concertato. Infine, un luogo così pubblico deve dialogare con la città. Vogliamo portare i cittadini dentro la casa. È un lavoro costante, bello ma faticoso».

Intervista di Marco Del Bene
Foto di Simone Panzeri

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