Neil Young contro Trump: il musicista fa causa al Presidente USA per aver continuato a utilizzare le sue canzoni nonostante la richiesta di non farlo più.

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Uomo avvisato mezzo salvato, si dice. Ma in questo caso gli avvertimenti non sono serviti e le ripetute richieste sono cadute nel vuoto. Da qui la decisione di adire alle vie legali. E i contendenti sono nomi assai noti che dovranno vedersela in tribunale. Da una parte c’è Neil Young e dall’altra, udite udite, l’attuale Presidente degli Stati Uniti D’America Donald Trump.

Il cantautore ha, infatti, optato per la citazione in giudizio nei confronti della più alta carica americana per le continue disattese alle sue richieste. In più occasioni Trump ha utilizzato brani del musicista durante i suoi comizi – la campagna elettorale oltreoceano è in pieno fermento – e tutte le volte Young ha chiesto che la cosa non si ripetesse. Ma invano.

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Così, al cantautore e chitarrista canadese non è rimasto altro da fare che rivolgersi al Tribunale Federale di New York citando Trump per violazione di copyright. “Questa denuncia non intende mancare di rispetto ai diritti e alle opinioni di cittadini americani che sono liberi di scegliere il loro candidato preferito” si legga nella denuncia di Neil Young secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it.

“Tuttavia – continua – il querelante in buona coscienza non può tollerare che la sua musica sia usata come tema per una campagna di ignoranza e odio, che mira a dividere e che non riflette i valori dell’America.”

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Dopo i Rolling Stones, dunque, le fila dei musicisti che non apprezzano di essere in alcun modo legati all’immagine di Trump va allungandosi. Nello specifico caso di Young, si aggiunge una

richiesta economica di 150mila dollari per aver utilizzato brani quali Devil’s Sidewalk e Rockin’ in the Free World,  senza averne ottenuto il permesso. Chi la spunterà?

Foto Kikapress