Vincenzo Mollica si racconta a Marco Mengoni nel nuovo episodio del podcast, online nel giorno del compleanno del giornalista.

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Marco Mengoni incontra Vincenzo Mollica e i ruoli si invertono. L’artista da intervistato diventa, infatti, intervistatore del giornalista Rai che per la prima volta si racconta in questo modo. E il risultato è la sesta puntata del podcast Il Riff di Marco Mengoni, disponibile dal lunedì 27 gennaio.

Così l’incontro diventa un regalo di Mengoni allo “zio” Vincenzo nel giorno in cui festeggia il suo compleanno. “Ho conosciuto Vincenzo Mollica dieci anni fa, quando ero all’inizio della mia carriera – racconta Marco – in questi anni, di domande me ne ha fatte tante. Per questo Riff si sono invertiti i ruoli perché sono stato io ad intervistare Vincenzo”.

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La chiacchierata scorre senza canovaccio, in un fluire di aneddoti, ricordi e storie che ripercorrono una vita intera. “L’artista vero non cambia mai perché ha i suoi tempi e non si fa mai imporre i tempi della contemporaneità”, confessa il giornalista a Marco.

L’artista vero vive senza tempo e segue il suo tempo interiore che è un altro tempo, è il tempo dell’arte (Vincenzo Mollica)

E continua: “ La tecnica è utile, ma non è tutto. Se quella tecnica non viene riempita di sostanza, rimane un tubo vuoto che non ha niente da esprimere, non ha niente da dire. Per cui, il tempo che io sento e che cerco è quello che gli artisti, quelli veri, mi fanno respirare. A me piace quel tempo lì.

Non mi piace il tempo a misura di telefonino. […] – spiega ancora – La nostra vita ha un grande privilegio: potersi esprimere in maniera libera. E deve fare sempre questo: esprimersi in maniera libera, creare in maniera libera, vivere in maniera libera. Questa è la cosa più importante.”

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Ma come vede i giovani di oggi un professionista delle arti e della comunicazione come Mollica? “I ragazzi mi vengono a chiedere di Fellini, di Pazienza, di Hugo Pratt, di Fabrizio De André, mi chiedono tante cose, sanno che ho conosciuto queste persone.

Io ho molta fiducia in questi ragazzi, è vero che siamo circondati da musiche che volano, da liberi pensatori inutili, che siamo circondati da chincaglierie che manco ai mercati generali, però è anche vero che bisogna saper guardare per cercare le cose belle e le cose belle ci sono.”

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“I miei occhi sono molto annebbiati però ho una piccola lineetta, una piccolissima lineetta che gira nel mio occhio destro, l’unico da cui percepisco qualcosa, che mi permette ogni tanto di vedere qualcosa di quello che ho davanti a me, quella piccola lineetta trovo che sia la migliore metafora di questo tempo. – continua Vincenzo – C’è tanta nebbia intorno a noi, ma proteggiamola, teniamocela da conto quella piccola lineetta di vista nostra, personale, che ci somiglia.

Il tempo del nostro cuore non appaltiamolo agli altri, godiamocelo. (Vincenzo Mollica)

E quella lineeetta va difesa, conclude il giornalista: “Teniamocela da conto, perché lì c’è la vera vita e c’è il modo di guardare. Guardare è importante quanto sentire, quanto ascoltare, ma soprattutto sentire qualcosa che è più importante di tutto che poi è il tempo del nostro cuore.”

Foto da Ufficio Stampa GOIGEST