Era il 1999 quando usciva nei negozi Microchip emozionale, album iconico dei Subsonica. A vent’anni di distanza quel disco diventa Microchip temporale con artisti della scena attuale. La nostra intervista a Boosta.

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Vent’anni dopo, Microchip emozionale dei Subsonica diventa Microchip temporale, il nuovo progetto discografico della band torinese che riporta nei negozi uno degli album più iconici del panorama musicale italiano. Da venerdì 22 novembre, infatti, è possibile ascoltare lo storico lavoro del gruppo in una versione completamente ricalibrata sul presente.

Nei suoni e nei testi, Microchip temporale si lascia ascoltare come un classico, nel senso quasi epico del termine: oggi come ieri, infatti, il suo linguaggio risuona attuale e intelligibile a raccontare un quadro emotivo al di là della cronologia. Contaminazione e sperimentazione si confermano, dunque, le chiavi con cui i Subsonica rinnovano anche se stessi accompagnati da tanti artisti che hanno ora l’età che nel 1998 – quando uscì il disco – avevano proprio loro.

“Abbiamo cercato di fare un viaggio a ritroso nel tempo per guardare dal di fuori il nostro percorso. – esordisce Samuel presentando il nuovo album – Con noi abbiamo voluto alcune voci della musica italiana attuale che pensiamo ci siano più vicini. Grazie a loro abbiamo avuto la possibilità, il lusso, di guardaci con sguardo più attuale.”

Ognuno degli artisti che abbiamo coinvolto ha un linguaggio musicale personale molto forte; è stato divertente vedere l’intreccio che è nato.

Il confronto, del resto, è stato a due vie: “Microchip è stato protagonista dell’adolescenza di molti artisti di oggi e questo non ce lo aspettavano, soprattutto perché è stato un lavoro che ha anche incoraggiato molti a fare musica. Non può che farci piacere. Da parte nostra, abbiamo scelto artisti che hanno l’età che avevamo anche noi in quegli anni, eccetto Elisa: con lei era in sospeso una collaborazione da tanto tempo. C’è sempre stata, anche ai nostri concerti.”

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La tracklist snocciola nomi come quelli di Coez, Achille Lauro, Motta, Ensi, Nitro, Lo Stato Sociale e WIllie Peyote (solo per farne alcuni) e nel complesso dimostra come non ci sia “nessuna invidia, solo condivisione amando quello che facciamo e confrontandoci con altri musicisti”. L’arte che è arte, punto.

Ovviamente, mettere mano un caposaldo di repertorio come Microchip emozionale ha rappresentato un impegno importante. “Bissare microchip emozionale? È stato un pretesto per inserire nel nostro percorso l’ironia perché avevamo voglia di giocare con il nostro pubblico. Microchip temporale non è una ripetizione del disco originale ma ci dà la possibilità di fermarci e guardarci. E dentro ci sono anche gli indizi di un percorso futuro: solo guardando a quello che hai fatto puoi vedere avanti.”

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Che nessuno osi parlare di omaggio o tributo, però, per questo progetto. “Niente celebrazioni ma è giusto rendersi omaggio. Il nostro racconto ha sempre bisogno dell’osservazione e questa non può esimersi dal guardare all’attualità. Per quanto riguarda, invece, la forma nel nostro approccio alla scrittura non siamo mai troppo legati al tempo e abbiamo anzi cercato di slegarci, utilizzando immagini sopra il tempo. È questo il motivo per qui non abbiamo sentito troppo l’invecchiamento di questo album.”

La copertina di Microchip emozionale era arrabbiata: quando sei adolescente sei alla ricerca di qualcosa che ti arrivi in faccia forte. Dopo vent’anni, invece, ti trovi a guardare un tramonto verso un orizzonte che non si vede e si aggiunge anche una certa malinconia.

E il futuro dei Subsonica come sarà? “In questo disco, come dicevamo, ci sono alcune scintille del futuro. Fare musica è un gesto di speranza, visione del futuro, è già una prospettiva: la rassegnazione non ci appartiene.”