Alla Tate Modern la prima grande mostra europea su Emily Kam Kngwarray, artista aborigena tra le più potenti dell’arte contemporanea.
Dal 10 luglio 2025 all’11 gennaio 2026, la Tate Modern di Londra ospita la prima grande retrospettiva europea dedicata a Emily Kam Kngwarray, artista aborigena tra le più straordinarie e celebrate dell’arte contemporanea internazionale. La mostra, allestita nelle Eyal Ofer Galleries e organizzata in collaborazione con la National Gallery of Australia, raccoglie oltre 80 opere tra dipinti, batik, fotografie e materiali d’archivio. Molti di questi lavori sono esposti per la prima volta fuori dall’Australia.
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Nata intorno al 1914 nella regione di Sandover, nel Nord australiano, Kngwarray apparteneva al popolo Anmatyerr. Solo in età avanzata, negli anni ’70, iniziò a esplorare nuove forme espressive, partendo dai batik fino ad approdare, negli anni ’80, alla pittura su tela con colori acrilici. La sua pratica artistica era intrinsecamente legata al territorio ancestrale di Alhalker, alle cerimonie femminili dell’awely e a una conoscenza profonda del paesaggio desertico, fatto di semi, tuberi, impronte di animali, ma anche di storie tramandate oralmente. Ogni segno pittorico diventava così un’estensione spirituale e fisica della sua terra.
Un linguaggio visivo unico
Il percorso espositivo si apre con tre tele entrate nella collezione della Tate nel 2019, tra cui Untitled (Alhalker) (1989) e Ntang (1990), in cui fitte costellazioni di puntini evocano semi nativi e cicli stagionali. A queste si affianca Awely (1989), ispirata ai motivi cerimoniali che le donne dipingono sul corpo. Tra le opere fondamentali anche Emu Woman (1988), il suo primo lavoro su tela, che attirò per la prima volta l’attenzione nazionale.
L’allestimento include una suggestiva installazione di batik su seta e cotone sospesi dal soffitto, che immergono il visitatore nei codici simbolici della cultura aborigena. Tra le opere centrali Ntang Dreaming (1989), che raffigura i semi del woollybutt grass, e Ankerr (Emu) (1989), che mappa le tracce dell’emù tra le fonti d’acqua. L’artista raccontava il paesaggio come una realtà viva e sacra, dove ogni segno e colore è carico di significati millenari.

Al centro: l’opera monumentale The Alhalker Suite
Cuore pulsante della mostra è The Alhalker Suite (1993), prestito eccezionale dalla National Gallery of Australia. Composto da 22 tele, è uno dei capolavori più ambiziosi di Kngwarray: un ritratto caleidoscopico del suo Paese ancestrale. Colori pastello, fiori selvatici che sbocciano dopo la pioggia, rocce e praterie emergono in composizioni fluide e stratificate, in cui ogni pannello può essere esposto in modo diverso, a sottolineare il carattere dinamico e vivo delle storie che l’artista raccontava.
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Un’eredità che sfida il tempo
Negli ultimi anni di vita, Kngwarray cambia stile in modo radicale: linee monocromatiche audaci, pennellate gestuali e una nuova energia caratterizzano opere come Untitled (Awely) (1994), presentata per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1997. Chiude la mostra Yam Awely (1995), con le sue volute intrecciate di bianco, giallo e rosso, simbolo della connessione eterna tra l’artista e la sua terra.
Emily Kam Kngwarray ha prodotto oltre 3.000 opere in poco più di un decennio, affermandosi come figura chiave non solo dell’arte aborigena, ma del panorama globale. La mostra londinese – destinata a viaggiare nel 2026 alla Fondation Opale in Svizzera – è un’opportunità unica per riscoprire una visione del mondo che unisce corpo, terra, rituale e arte in un linguaggio universale e profondamente radicato nella spiritualità.
Emily Kam Kngwarray
10 Luglio 2025 – 11 Gennaio 2026
Tate Modern, Bankside, Londra
Tutti i giorni 10.00–18.00
Biglietti: tate.org.uk
Foto: Emily Kam Kngwarray installation view at Tate Modern 2025.© Emily Kam Kngwarray/Copyright Agency. Licensed by DACS 2025. Photo © Tate (Kathleen Arundell)