La nuova mostra di Silvia Scaringella indaga la convivenza tra umano e vivente nell’era dell’accelerazione tecnologica. Intervista alla curatrice.

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Nel cuore di Villa Borghese, il Museo Carlo Bilotti ospita fino al 25 gennaio 2026 la mostra Silvia Scaringella. Deus sive Natura. Un progetto espositivo che affronta uno dei nodi più urgenti del nostro tempo: la relazione tra l’essere umano e il resto del vivente. Curata da Maila Buglioni e promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – la mostra è prodotta da Lamaro Arte con il sostegno di Yourban2030 di Veronica De Angelis, il patrocinio di Carrara City of Crafts and Folk Art e la media partnership di HF4 Comunicazione. Un lavoro corale che nasce in ascolto di un luogo, Villa Borghese, la cui vegetazione rigogliosa ha guidato i primi studi e le prime intuizioni dell’artista.

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L’intero progetto ruota attorno all’antica riflessione spinoziana Deus sive NaturaDio, ossia la Natura – che Scaringella reinterpreta come lente per osservare le connessioni, spesso invisibili, tra mondo umano, regno vegetale e universo animale. Dove un tempo queste sfere coesistevano senza frizioni, oggi l’accelerazione tecnologica ha generato un sistema fragile, segnato da squilibri evidenti.

Silvia Scaringella - Deus sive natura - ph. Giorgio Benni
Foto di Giorgio Benni via Ufficio Stampa

Dal cambiamento climatico alla progressiva erosione degli habitat, fino alla rarefazione di un’immaginazione collettiva capace di pensare l’armonia. Nelle opere in mostra, questa frattura si manifesta attraverso una serie di parallelismi e metamorfosi. «La mostra Deus sive Natura di Silvia Scaringella indaga la possibile relazione tra il genere umano e il genere naturale. Cosa si domanda Silvia? Si chiede: è possibile una coesistenzatra queste due sfere, oggi, nel 2025?», osserva la curatrice.

Secondo Buglioni, l’allestimento propone risposte plurali alla stessa domanda. «Le opere esposte riflettono tutte su questa domanda. Fino a non molto tempo fa era possibile una coesistenza pacifica tra questi due mondi. Oggi, nel 2025, secondo quanto emerge dalla mostra, questo equilibrio sembra essersi incrinato. Il progresso tecnologico, l’evoluzione della specie e dell’uomo hanno infatti prevaricato il mondo vegetale, naturale e animale»

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La mostra, però, non rinuncia a ipotizzare scenari di armonia. Dentro alcune installazioni, come quella delle libellule, persiste una dimensione di quiete possibile. Così, «nell’opera – e in particolare nell’installazione delle libellule – esiste ancora una rappresentazione di coesistenza pacifica tra genere umano e genere naturale. Lo stesso non accade in Timelapse. Qui sì, la sfera naturale è ancora presente, ma ciò che domina è un terreno che non è più quello originario: un suolo diventato cenere, carbone, a causa dell’intervento umano. Una natura disgregata, dunque, rispetto all’avanzare dell’evoluzione tecnologica».

Deus Sive Natura, Silvia Scaringella - Museo Bilotti / Foto di Maura Crudeli
Deus sive Natura, Silvia Scaringella – Museo Bilotti / Foto di Maura Crudeli

Il percorso mantiene il ritmo di un racconto, oscillando tra memoria naturale e futuro possibile, tra seduzione estetica e interrogativi etici. La pubblicazione del catalogo edito da Poligrafiche San Marco completa l’indagine, amplificando il dialogo tra le opere e il contesto che le ha generate.

Foto da Ufficio Stampa

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