Li Xiaozhou espone ‘Rinascite’ alla Casa Museo Andersen: un viaggio intimo tra fiori di loto e riflessioni sull’arte nell’era dell’intelligenza artificiale.
Nel cuore di Roma, la Casa Museo Andersen accoglie un dialogo intenso e poetico tra culture e sensibilità artistiche. Qui, fino al 19 ottobre 2025, sarà possibile ammirare Rinascite, personale dell’artista Li Xiaozhou: un viaggio intimo e spirituale che invita alla contemplazione.
La scelta della sede della sede non è casuale. La Casa Museo Hendrik C. Andersen, ex residenza dell’omonimo scultore visionario, custodisce opere che celebrano l’espansione dell’essere umano nello spazio e nello spirito. Un luogo perfetto, dunque, per ospitare le oltre venti opere dell’artista cinese, che abbiamo avuto la possibilità di incontrare in occasione dell’inaugurazione della mostra.
«La mia pittura è un viaggio verso l’interno, verso il cuore» racconta Li Xiaozhou. «Le opere di Andersen rappresentano un’esaltazione della vita individuale, un’espansione, un inno alla forza dell’io, una celebrazione dello spirito e della vita umana. La mia pittura è rivolta verso l’interiorità. Può sembrare un contrasto tra due direzioni diverse: una verso l’interno e l’altra verso l’esterno. Eppure entrambe mirano a un unico obiettivo, un’ultima aspirazione, cioè la più bella ricerca sul significato della vita. Lo scopo è lo stesso, ma il modo per raggiungerlo è diverso».
L’articolo continua più sotto

La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura
Tradizione e libertà creativa
Li Xiaozhou nasce e si forma in Cina, in un contesto dove la tradizione millenaria si intreccia con le sfide del contemporaneo. «La cultura cinese ha una storia molto lunga e antica, e questo a volte può diventare un vincolo per gli artisti, persino una “schiavitù”. Ma che cos’è l’arte? L’arte è il ponte tra la realtà e l’aldilà. Ho studiato le tecniche antiche, ma con il tempo mi rendo sempre più conto che l’arte non dovrebbe essere definita: dovrebbe lasciare libertà allo spirito».
Nelle sue opere, astrazione e figurazione si mescolano in armonia, creando equilibrio tra la raffinatezza simbolica dell’arte orientale e la leggibilità del linguaggio contemporaneo. Tra le opere in mostra spiccano i fiori di loto, motivo ricorrente che diventa metafora visiva e filosofica.
«Il loto nasce dal fango ma resta puro. È il simbolo della nostra luce interiore. Se impariamo a vederla, anche il mondo fuori ci apparirà più luminoso».
Il gesto umano nell’era digitale
In un’epoca in cui social media, intelligenza artificiale e cambiamenti rapidissimi dominano la quotidianità, Li Xiaozhou difende con forza il valore del gesto umano.
«L’AI può ottenere il risultato, ma quello che non può fare è vivere il processo attraverso il quale stiamo realizzando un lavoro. Il processo creativo deve essere compiuto da noi, con le nostre mani, la nostra mente. È proprio questo processo il vero piacere dell’arte e della vita. Solo l’essere umano può gustarlo davvero».
Una riflessione, questa, leggibile nei suoi quadri, tutti rigorosamente dipinti a mano, dove ogni pennellata diventa un atto meditativo.
«Spero che attraverso le mie opere chiunque le guardi possa percepire una purezza interiore, una luce nel proprio cuore. Se ognuno riuscisse a sentire questa luce, allora anche il mondo potrà diventare più armonioso. Se dietro a questa gioia dovessero nascere dei pensieri o delle consapevolezze personali, ben venga».
Un invito alla contemplazione
La mostra Rinascite offre anche un occasione per riflettere sullo scambio tra culture. L’allestimento è sobrio ma carico di tensione simbolica: i fiori fluttuano come apparizioni, richiami di una bellezza che non vuole stupire ma consolare.
Li Xiaozhou, con le sue opere, ci invita a rallentare, a guardarci dentro.
In un mondo rumoroso e frammentato la sua pittura è un invito alla purezza, alla quieta e alla rinascita.
Foto di Revenews Arts