Karakaz ci racconta l’EP ‘Carne’ e intanto si prepara (finalmente) ai live show. Si parte da Milano il 7 aprile.

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Si intitola Carne il primo EP di Karakaz, che arriva dopo l’esperienza a X Factor e a pochi giorni dalla partenza del tour. Sette tracce suonatissime, scritte in italiano e che ruotano attorno al concetto di buio.

«Ho cominciato a scriverlo senza sapere che stavo scrivendo un EP. – ci dice Karakaz – Ho scritto tante canzoni, che poi sono diventate questi sette brani. Li ho scritti nella mia cameretta di Milano, con emozioni diverse una dall’altra. E sono molto affezionato ad ogni canzone per motivi personali. È stata una sfida, perché prima scrivevo in inglese e mai in italiano. Ho cominciato e mi sono innamorato di questa lingua. Questi pezzi sono il riassunto di ciò che avevo vissuto, passato e pensato in questi mesi».

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Proprio il passaggio alla lingua italiana ha rappresentato per Karakaz la sfida, forse, più grande. «Pensavo che avrei riscontrato difficoltà enormi – ci spiega – ma non ho deciso di scrivere in italiano. Ho semplicemente provato su una strumentale e poi è uscito tutto, come fosse vomito, senza sosta. Continua ad essere così, riesco a esprimermi molto di più rispetto all’inglese».

Karakaz Carne

Sul tappeto sonoro – che ha dato vita a un progetto coerente nel genere, ma vario nelle sue declinazioni – Karakaz sottolinea la voglia di «sperimentare cose nuove».

«Ascolto tanta musica diversa, anche se poi le canzoni sono un po’ dure. – ci dice – Mi piace anche involontariamente inglobare ciò che ascolto, metterlo in una canzone mia. Lavoro casualmente. Ho dei miei trucchetti, ma infarino tutto e poi rifinisco. La direzione artistica di qualsiasi progetto è importantissima per me. Sono disordinato nel modo giusto e sono contento di Carne. Sono fiero del Michele che ha scritto quelle canzoni. Anche se parlare in terza persona è da sfigati».

Il titolo Carne – del resto – ispirato all’omonimo corto di Camila Kater, esprime la voglia per Karakaz di mettersi a nudo «per la prima volta».

«Ho dato la mia carne in pasto agli animali che ascolteranno. E sulla cover sono nudo, come forma di consapevolezza nei confronti di me stesso. L’ho fatto per rinforzarmi mentalmente e sta funzionando».

Karakaz, i live e la saturazione dei generi

Carne è un EP suonatissimo, che non aderisce alle logiche del mercato ma che risponde alle esigenze della mente che lo ha partorito.

«Un po’ per ciò che si dice su questo genere so che non è semplice. Questo però non mi spaventa. – ci dice Karakaz – Secondo me, quando inizi a pensare di fare qualcosa di più incline per farlo ascoltare, metti da parte l’espressione delle emozioni che vivi. Sono convinto di seguire il mio istinto, lo sto facendo. Non so come andrà e neanche mi interessa. Il presente mi sta ripagando, secondo me sto facendo le cose giuste. In Italia canzoni come queste raramente le trovi, c’è saturazione in altri generi e questo genere non è mai stato tanto esplorato».

Giovedì 7 aprile, intanto, ci sarà la prima tappa del tour in Santeria Toscana 31 a Milano. Il tour proseguirà poi al Monk di Roma sabato 9 aprile per concludersi mercoledì 13 aprile con lo speciale appuntamento al Signature Brew di Londra.

«Ho già iniziato le prove e abbiamo le nostre catene di pedali. – chiosa Karakaz – Vogliamo far suonare l’album in modo più mastodontico. Io vivo di live. Non vedo l’ora di tornare a suonare».