Arriva su Disney+ l’avventura animata ‘Diario di una Schiappa’. Ne abbiamo parlato con l’autore Jeff Kinney.

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Il primo libro della saga Diario di una Schiappa dell’autore e fumettista Jeff Kinney fu pubblicato nell’ormai lontanissimo 2007. La storia di Greg Heffley, quasi a sorpresa, ottenne un successo incredibile finendo su vari formati (compresi quattro film). Ma mai come ora Jeff Kinney sente di aver dato vita e onorato i suoi stessi personaggi, che grazie a Disney+ sono diventati protagonisti di un’avventura animata che debutterà in esclusiva sulla piattaforma streaming il 3 dicembre 2021.

«Per me è fantastico vedere Diario di una schiappa prendere vita con l’animazione. – ci dice subito Jeff – Abbiamo visto Greg sulle pagine dei libri e nei live action, ma non l’abbiamo mai visto come personaggio tridimensionale in un cartone animato. È stato bellissimo, dal primo momento in cui ho visto Greg prendere vita sullo schermo in tutti i suoi colori e le sue sfumature. È stato molto gratificante».

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Anche per questo motivo, Diario di una Schiappa – diretto da Swinton Scott, già noto per Futurama – è per Jeff un progetto speciale. Del resto, lo scrittore ci ha messo ampiamente le mani – dalla scrittura alla produzione – nel tentativo di adattarlo alle esigenze di Disney+, ma soprattutto a un pubblico familiare. Ad iniziare dalla grafica, che per Kinney doveva essere il più realistica possibile.

«Abbiamo iniziato creando un ambiente molto stilizzato, che somigliava molto ai disegni dei libri. – ci dice l’autore – Il background era un po’ cartoonesco, e ci siamo resi conto che fosse importante che questa storia fosse radicata nella vita vera. Quindi il colore della pelle o la struttura in generale sono realistici. Non direi foto-realistici, ma abbastanza realistici da far pensare allo spettatore che sia il mondo reale. Ed è importante perché così il pubblico si sente legato ai personaggi».

Diario di una Schiappa

L’importanza dell’emotività

Un’altra lezione che Jeff Kinney sembra aver appreso dall’esperienza è quella di differenziare l’impatto emotivo di un libro o di un fumetto da quello scatenato da un film. Quindi in Diario di una Schiappa ci saranno meno risate e più pathos.

«Ho imparato molto sullo storytelling lavorando a quattro film. Ho imparato che una storia per lo schermo deve essere molto emozionante. Gli spettatori devono provare tutto, dalla paura all’eccitazione passando per l’amore e le risate. È importante per lo schermo raccontare storie in questo modo. Non è qualcosa a cui aspiro quando scrivo, perché in quel caso voglio solo che la gente rida. Non mi importa la parte emotiva. Per lo schermo però è diverso, e credo che siamo riusciti nell’obiettivo con questo film».

Da qui anche la necessità di dare risalto a tutti i personaggi della storia. Da Greg a Rowley, passando per la famiglia del protagonista. «La cosa bella di fare questo progetto è che Disney vuole raccontare storie per tutta la famiglia. Non sono interessati a storie solo per bambini o solo per adulti. La storia deve essere per tutti. – ci spiega Jeff – Per me è stata una sfida dare risalto a tutti i personaggi, assicurarmi che gli spettatori li capissero. Ma è stata una sfida che ha reso il progetto migliore».

Diario di una schiappa

Diario di una Schiappa, una storia senza tempo

È una storia senza tempo Diario di una Schiappa. Jeff Kinney ci tiene a sottolinearlo. «Cerco di non citare la tecnologia se posso. – spiega lo scrittore – Voglio che la storia sia d’impatto tra 20 anni, o anche che potesse esserlo 20 anni fa. 40 anni sono tanto tempo. Ma voglio che, riguardando questa storia più avanti, si possa pensare che sarebbe potuto succedere anche a oggi».

«Le scuole medie sono un periodo difficile nella vita di tanti ragazzi – conclude Jeff – Non so come funzioni in Italia, ma negli USA abbiamo questo periodo di 2-3 anni in cui i ragazzi vanno a scuola e si confrontano con gli altri. Mi piace raccontare il momento che precede la fine dell’infanzia. Non sono interessato a storie su Greg al liceo o da adulto. Mi piacciono le scuole medie perché sono un periodo difficile per gran parte di noi. Quindi si presta alla commedia».