I Fast Animals and Slow Kids tornano con ‘È già domani’, un album che si muove in equilibrio tra i tempi guardando al futuro ma cercando il presente.

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È vero che non si giudica mai solo dal titolo o dalla copertina, ma quando questi elementi acquistano spessore grazie al contenuto significa che il loro valore ha un peso specifico importante. E allora è proprio da qui che partiamo nella nostra intervista ai Fast Animals and Slow Kids che venerdì 17 settembre rilasciano il nuovo album ‘È già domani’. Perché in questa frase minima e minimale, la band ha raccolto l’intero senso del viaggio musicale in dodici tracce.

Una frase che ha in sé il senso del presente carico di domande, la dimensione del compiuto che arriva dal passato e fa da ponte a un futuro verso il quale si proietta costantemente. Pensato al tavolo di un ristorante – sì, avete capito bene – e poi limato, affinato e circostanziato, quel titolo diventa la chiave che risuona dalla prima all’ultima canzone.

“‘È già domani’ è un disco strano, che è iniziato in una maniera ed è finito in un’altra”, esordiscono i FASK nel loro racconto intercalato da esibizioni in acustico. “Il motivo è che nel frattempo è scoppiato il mondo. Abbiamo attraversato anche pensieri opposti tra loro quindi andare a sintetizzare tutto in un titolo è stato un processo lungo. Quello al quale alla fine siamo arrivati rimpalla dal primo all’ultimo brano e va a cristallizzare momenti vissuti come se anche nella tracklist ci fosse un inizio e una conclusione”.

“A partire dal titolo, questo album muove da un concetto che soprattutto in questi due anni abbiamo riposizionato al centro dei nostri pensieri”, afferma la band. “Il tempo. Presente e futuro si stanno incollando pericolosamente e cerchiamo il modo di definirci nel presente. C’è bisogno di concentrarci sul presente”.

E a proposito di questo delicato equilibrio tra presente, passato e futuro, i FASK raccontano: “Ormai viviamo una quotidianità proiettata verso quello che saremo tra cinque minuti o tra dieci anni, come se l’oggi dovesse posizionarci al meglio sul futuro. Da un lato questo è stimolante ma è anche stressante perché non sei mai quello che saresti voluto essere. Fermare il presente resta, alla fine, una delle cose più difficili e mai come questa volta abbiamo temuto di non riuscire a fermare questi attimi”.

 
 
 
 
 
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In questo, l’appiglio della musica è fondamentale tanto da diventare, disco dopo disco, un catalogo di albi da riascoltare per ritrovare esattamente quei momenti. “La grande fortuna del poter essere musicisti è avere sotto le mani una cronistoria di noi stessi sotto forma di canzoni”, confermano i FASK. Che raccontano, quindi, come con ‘È già domani’ siano usciti da quel bozzolo in cui spesso si sono rifugiati e abbiano cercato – più che in passato – e confronto e condivisione.

“A partire da Stupida canzone, che esce come singolo insieme all’album, abbiamo riflettuto sul fatto che forse questo è il nostro primo disco di condivisone. Siamo spesso stati chiusi nelle nostre teste parlando di noi stessi”, continua la band. “Qui lasciamo libere delle domande, pensieri che non chiudiamo ma che restano sospesi. E per la prima volta, tramite una canzone, abbiamo anche cercato di aprire un dialogo mentre in Cosa ci direbbe abbiamo realizzato il nostro primo featuring, con WIllie Peyote. È un grande amico e per noi era essenziale la sua presenza nata proprio dalla voglia di confrontarsi”.

“Forse questo arriva anche dal fatto che in questi due anni abbiamo avuto l’incertezza anche solo di quando poter pubblicare questo lavoro o semplicemente parlarne. D’altra parte – continua il gruppo – la grande fregatura di questi mesi è che abbiamo avuto molto tempo per pensare alle canzoni, ne abbiamo discusso ancora più ampiamente rispetto al passato. Quando ci sono dei limiti, però, è bello abbatterli e quando esce un nuovo disco è come sentirsi sempre sul bordo del burrone”.

“Abbiamo sempre scritto canzoni per esistere. Ma questa volta parliamo con qualcuno per instaurare un dialogo”, dichiarano i FASK. “Anche il tour acustico estivo ha avuto questa genesi. Ci siamo a lungo protetti con le chitarre, che a volte ovattano la voce, ma questa volta ci siamo messi a nudo”.

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La band, che si dice aperta alla possibilità di calcare il palco di Sanremo (anzi desiderosa di confrontarcisi), ha davanti a sé diversi appuntamenti. “Partiamo il 17 settembre al Teatro della Pergola di Firenze insieme a una serie di amici. Abbiamo pensato a un talk in cui approfondiremo tematiche del disco”, spiegano i ragazzi.

“Vogliamo spingere proprio sul tipo di lavoro che abbiamo fatto”, continuano. “Un album nato da un senso profondo di isolamento che abbiamo tutti vissuto ma che ha colpito soprattutto gli artisti. Ci ha portato a confrontarci dopo anni di chiusura come band. Avevamo una vita piena e quando tutto questo è crollato forse è rinata la voglia di rincontrarsi”. Quindi, il tour nel 2022 nei “locali che abbiamo sempre sognato”.

 
 
 
 
 
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Foto di Matteo Bosnetto da ufficio Stampa JMG Project