Con il singolo ‘Metà Mondo’, Gio Evan abbandona per sempre la parentesi di ‘Mareducato’. E si prepara al tour.

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Con Metà Mondo (uscito il 25 giugno), Gio Evan chiude definitivamente il viaggio di Mareducato. E lo fa con una traccia uptempo, prodotta da Katoo, che celebra la vita e gli incontri. Del resto, è lo stesso Gio a confessarci di aver bisogno di chiudere una parentesi per aprirne una nuova, differente. E, mentre attendiamo i nuovi contenitori dell’artista, c’è spazio anche per il tour, diviso in una tranche estiva e in una invernale.

Ciao Gio, come stai? Inizierei subito da Metà Mondo. In che senso chiude per te il cerchio di Mareducato?
Ho scritto Metà Mondo perché dovevo sublimare in qualche modo il fatto di non poter uscire. Di aver perso tanti viaggi e di essere rimasto indietro con i visti timbrati sul passaporto. Quando una cosa non mi va giù, anche se la faccio perché conosco la causa, la devo per forza raggirare. Così posso sublimarla e trascendere. Ho voluto imprimere musicalmente non il dispiacere di non poter fare, ma la grinta di quando torneremo a fare. Mi ha ricordato la storia di Buddha, quando scacciò di dosso una mosca. Rifece il gesto e il discepolo gli disse Ma la mosca se ne è andata. Buddha rispose La prima volta l’ho scacciata inconsapevolmente, ma ora devo diventare consapevole di ciò che ho fatto.

Hai esorcizzato, insomma.
Sì, io sono un tipo molto allegro poi. Dopo Arnica però probabilmente la mia allegria stava diventando celata. Volevo far vedere a me stesso e soprattutto agli altri che Gio Evan non è solo Arnica. Non scrivo solo poesie ingombranti interiormente. C’è anche tanta festosità e tanta celebrazione. Tante cose mi hanno portato a scrivere questa canzone. Mareducato è un concept album che arriva fino all’abisso. Ma l’abisso non finisce qui. Dopo c’è l’altra parte del mare. L’altra riva, l’altro mondo.

Mi è piaciuta molto questa narrazione. Del video cosa puoi dirmi?
Per le riprese avevo in mente di lavorare con l’Africa in qualche modo. Mi stavo già sentendo con Corrado e Serena, i registi. Loro hanno fatto documentari sullo sciamanesimo, c’era già tanto nel repertorio e io sono entrato in contatto con loro perché già stavo facendo ricerche sull’Africa. Ci siamo conosciuti e abbiamo sposato il progetto, unendo i materiali.

Sensazioni sul tour?
Stiamo tremando. Ti dico la verità. Non ricordo più come si fa. Non so più cosa significa fare un live, non ne ho idea.

Però è comprensibile.
Ci ho messo una vita intera solo a fare la scaletta. Sarà bello e credo che noi artisti sul palco dobbiamo portare proprio questo. La punta dei piedi, la fragilità del ritornare a mettere nelle piazze e nei teatri l’arte. Quell’immortalità. Siamo tutti molto sul chi va là, ma è spirituale.

Non credi che sia bello che un live trasudi un po’ di fragilità?
Non possiamo e non dobbiamo nasconderla. È un valore che si tende a celare e a non voler mostrare, come gli aspetti di noi incerti e insicuri. Io credo che questo tempo e questa nuova libertà ci stiano dicendo di far diventare protagonisti questi valori ormai discriminati da secoli.

Che tipo di tour sarà? Intervallerai musica e prosa?
Lo farò per sempre. Non riesco a non farlo. Ogni volta in realtà il tour cambia. Quello invernale è al chiuso, quest’anno giriamo nei teatri. Lì ti permetti di parlare tanto. A me piace molto tirare fuori concetti, etimologie, giochi di parole. L’inverno però te lo permette. D’estate è sempre più difficile perché la gente ha voglia di ballare e di avere il cocktail in mano. Sentire uno che sta lì a menarsela… dici Anche meno. Ma io non posso evitarlo, è la mia cifra. Ci sarà tantissima musica e anche tanto teatro. Qualche lettura, qualche gag, ma cercando di unire il tutto.

Il tour invernale però immagino ti abbia permesso di sfogarti nella scenografia.
Con la scenografia invernale ci stiamo divertendo. Stiamo costruendo qualcosa di personale. D’estate sarà tutto più rapido e più veloce.

Con Metà Mondo hai quindi esorcizzato la Mareducazione?
Con questa canzone considero quella parentesi distrutta. Era il mio obiettivo distruggere Mareducato e Arnica. Mi serviva una grande forbice. Perché Metà Mondo cambierà tutto di me. Cambierò musica, genere e approccio musicale. Sento che è avvenuta una grande rottura. Non voglio più fare la musica che ho fatto fino ad ora. Si creerà un nuovo repertorio, un nuovo genere. Ho bisogno di rinnovarmi continuamente.

Però a me mancherà un po’ il Gio Evan di Mareducato.
Il concetto e il senso non cambieranno. Cambierà il contenitore.