Dodicianni racconta l’EP ‘Lettere dalla Lunga Notte’. Un progetto guidato dall’oscurità e da accordi scarni.

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Si intitola Lettere dalla Lunga Notte il nuovo EP di Dodicianni uscito venerdì 11 giugno. Dopo i singoli Discoteche e Mio padre scrive per il giornale, l’EP si apre con un’intro e prosegue con cinque canzoni che raccontano in modo intimo e poetico frammenti di vita osservati da Dodicianni.

«Questo EP è formato da cinque pezzi, tutti scritti su questo pianoforte. – ci dice il cantautore – Hanno un unico denominatore che è la notte, l’oscurità. Mi piace molto suonare di notte perché è il momento in cui stacco tutto e sono più sincero possibile».

Lettere dalla Lunga Notte è di fatto, quindi, un concept album in cui è l’oscurità a guidare la narrazione. Registrato all’Overdrive Recording Studio di Castello di Godego (TV) e masterizzato da Collin Jordan a Chicago, l’EP beneficia del suono in presa diretta con la band.

«Questo disco è pensato come un diario, in cui ho provato a dare vita ai pensieri e ai ricordi degli ultimi cinque anni. Sono anni determinanti per le mie scelte personali. Ho staccato con tutto e ho riflettuto su me e sulla mia vita».

Tre anni fa, Dodicianni si è infatti trasferito in un piccolo paesino «semi sperduto». «Vivevo in una piccola casa prima di un grande bosco. – racconta Dodicianni – Questo mi ha dato la possibilità di guardare molte cose in prospettiva e rielaborarne altre».

Prodotto dallo stesso Dodicianni in collaborazione con Edoardo Dodi Pellizzari, l’EP diventa dunque una sorta di racconto del rapporto di amore e odio con il pianoforte stesso. «Riversare tutto dentro a questa manciata di canzoni – conclude Dodicianni – è stato quindi quasi un modo di cristallizzare quello che sono e che sono stato. Devo molto a questo disco».