Niccolò Agliardi torna a raccontare storie altrui in musica in ‘Ostaggi’ e nella colonna sonora dell’omonimo film. La nostra intervista.

Dopo il successo di Io Sì/Seen, Niccolò Agliardi torna a raccontare storie in musica. Se con Io Sì/Seen – scritto proprio da Agliardi insieme a Laura Pausini e Diane Warren – Niccolò ha varcato i confini nazionali raccontando come la vicinanza possa farci sentire meno invisibili, con Ostaggi l’autore riflette sul concetto di libertà. Del resto, Niccolò ha un innato talento nel narrare sensazioni e talvolta malesseri attraverso le sette note. E il brano Ostaggi accompagna proprio l’omonimo film di Eleonora Ivone, dal 15 maggio su Sky Prima Fila. Agliardi, insieme a Edwyn Roberts e Giordano Colombo, mette la firma in calce al brano principale della colonna sonora. Ha inoltre curato la direzione musicale della colonna sonora scritta insieme a Tommaso e Giacomo Ruggeri, edita da Edizioni Curci e Fenix Entertainment.

Ciao Niccolò, parliamo della colonna sonora di Ostaggi. A mio parere mostri sempre questa innata capacità di creare musica capace di raccontare storie.
Mi fa piacere. Se c’è una cosa che in questo momento mi appassiona da impazzire è aggrapparmi a storie altrui, raccontate anche attraverso il cinema o altre arti. Finalmente posso applicare principalmente il mio mestiere e la mia sensibilità, che non guasta, senza dover scavare necessariamente nell’orticello dei miei sentimenti e delle mie storie personali. Devo dirti che quel lato di me l’ho saccheggiato negli anni. Amo la nuova linfa delle storie altrui. Per citare una mia professoressa dell’università che ho amato, i grandi capolavori vengono scritti quando si raccontano storie che non ti riguardano. Io devo fare molta strada prima di scrivere un capolavoro, ma di sicuro provo a migliorarmi raccontando storie che non necessariamente sono mie. Da qualche parte ovviamente mi aggrappo. Estraggo ancora qualcosa dalla mia miniera. Ma la cellula primaria sono le storie degli altri, che sono sempre bellissime.

Niccolò Agliardi

Io trovo che sia un talento rarissimo. Scavarsi dentro non è facile, ma mettersi al servizio di un’altra storia richiede una grande delicatezza.
Delicatezza è il termine giusto. Perché devi essere curioso, devi approfondire il più possibile perché fa parte del tuo lavoro, ma devi farlo con molto garbo. Devi rispettare anche la volontà del racconto degli altri. L’ho imparato molto in Braccialetti Rossi. Il produttore e il regista ovviamente dovevano avere l’ultima parola, quindi io dovevo comunque rispettare una volontà di sceneggiatura, poi di idea di regia e poi di impianto produttivo. Quando metti insieme tutti questi elementi è come fare il Cubo di Rubik. Devi spostare una fila per riallinearle tre. Ma la soddisfazione di vedere allineate tutte le facce è bellissima.

Avrei citato proprio Braccialetti Rossi.
Ci vuole anche del tempo. Un po’ di pazienza, forse è ciò che serve di più.

Anche quella è una dote rarissima di questi tempi.
Vero, è tutto consumato in pochi minuti. Mi faccio sempre questa domanda: è vero che bisogna fare tutto velocemente, ma il resto del tempo poi in cosa lo impieghi? Io ora cerco di dosare anche questa frenesia e la brama di risparmiare tempo. Per fare cosa poi? Sdraiarmi a letto e guardare la televisione? Preferisco guardare meno televisione. Se c’è qualcosa che mi piace fare faccio quello. Non perché sia buono o generoso, ma perché sono curioso. Ascolto gli altri. È molto arricchente.

Niccolò Agliardi, Ostaggi e il potere della risata

Ostaggi è un po’ una sfida. Ha una storia particolare ed è una black comedy. Come ti sei approcciato alla storia?
C’era Vanessa Incontrada di cui sono amico e con cui ho anche collaborato. Questo mi ha incuriosito. Lei fa scelte che sembrano popolari, ma che sono invece molto curate. Quando ho sentito parlare di Ostaggi, sapendo che c’era lei, ho letto la sceneggiatura con un’attenzione profonda. Devo dire poi che ho sempre avuto un grande incubo, quello di essere ostaggio di qualcosa. Mi capita anche di sognarlo. È una di quelle paure arcaiche che non sai neanche da dove vengono. Volevo esorcizzare questa paura. Poi mi piace la commistione di generi.

In effetti Ostaggi unisce dramma e comicità.
Potrebbe essere drammatico, perché un rapinatore disperato costringe alla disperazione altre quattro persone. Invece proprio le loro solitudini, le loro storie e il loro approccio alla vita rendono tutto non drammatico. E a tratti anche molto comico. La vita è esattamente questo. Anche nel disastro basta una battuta. Questa canzone dice Una risata è una rivoluzione. Una risata, anche se scomposta e fuori posto, anche se inadeguata e inadatta ha la capacità di scombinare i piani. In questo film c’è questo aspetto. Del dramma si può anche ridere molto. Mi divertiva mettere insieme più generi e unire l’alto e il basso.

Ostaggi Agliardi

Tra l’altro è vero anche il contrario. La comedy può essere un ottimo cavallo di Troia per riflettere su questioni molto più profonde. Lo vivi come uno stimolo in più professionalmente?
Scrivere canzoni è molto bello, molto lusinghiero. Ti mette in una condizione di privilegio, ma l’ho fatto per tanti anni e sempre finalizzato a se stesso. A un certo punto mi è sembrato di aver raccontato tutto il raccontabile. Mi sono quindi inventato un modo per fare ciò che so fare, ma per divertirmi e stupirmi. Per essere lieto del mio lavoro e del mio essere mestierante insieme agli altri. Quando parlo degli altri parlo delle persone che lavorano da sempre con me e che mi accompagnano sul palco e nello studio di registrazione. Sono i miei musicisti. Giacomo e Tommaso Ruggeri, Edwyn Roberts, il mio alfiere, e Giordano Colombo, che è il mio produttore. Con loro è tutto più facile e divertente.

Credo che lavorare insieme a un team solido sia fondamentale.
Siamo qui e non sappiamo perché siamo vivi. Ma trovo che il divertimento sia uno dei significati della vita. Divertirsi è un ottimo sentimento. E con loro mi diverto molto.

Sono imprescindibili anche per tirare fuori la parte migliore di noi.
Ti svegli che hai voglia di fare perché lo fai con persone che ami. L’altra sera eravamo a cena, ad esempio. Non pensiamo solo a lavorare.

Scegli sempre progetti interessanti. Qual è l’elemento che non può mancare in una storia da raccontare per te?
Sono due. Il buon gusto e l’autenticità.