‘Kintsugi’ è l’album d’esordio di Manfredi, che raccoglie le esperienze della sua adolescenza e l’arte di trasformare le crepe in bellezza.

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Esce venerdì 16 aprile l’album d’esordio di Manfredi, Kintsugi. Prodotto da Matteo Cantaluppi, in uscita per Foolica e distribuito da The Orchard, Kintsugi nasconde la sua filosofia già nel titolo.

«Ho scelto questo titolo perché il kintsugi è l’arte giapponese di riparare un oggetto utilizzando oro. – ci dice Manfredi – Mi piace quest’arte perché non cerca di nascondere le crepe. Le mette in evidenza e le trasforma in qualcosa di prezioso, unico e speciale. Trasforma l’oggetto, che così ha una storia da raccontare».

C’è, per Manfredi, un «parallelismo tra i vasi e le persone».

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«Ciò che rende unica una persona sono i momenti bui che è costretta ad affrontare e superare. – ci spiega – Quelle esperienze segnano il suo carattere e la fanno diventare la persona che realmente è».

Manfredi condivide quindi con l’ascoltatore le storie quotidiane di un ragazzo di vent’anni che si confronta con la vita, con i primi amori, con tutto quello che significa crescere. Dopo Hollywood, Doveva essere oggi e Milano Droga – brani che lo hanno anticipato – Kintsugi raccoglie dieci tracce in cui il cantautore si mette a nudo, con tutte le sue crepe e fragilità.

«Sono dieci canzoni che parlano di mie esperienze personali. – dice Manfredi – Dalla fine del mio primo vero amore alla solitudine dell’adolescenza. Il mio obiettivo era cercare di riassumere la mia adolescenza e spero di esserci riuscito. Spero di aver scritto canzoni che possano emozionare e in cui le persone si possano immedesimare».