Ligabue si racconta nell’album ‘7’ e nella raccolta 77+7. Trent’anni di musica visti con gli occhi del rocker.

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Venerdì 4 dicembre escono il disco di inediti 7 e la raccolta 77+7, una doppia uscita discografica (pubblicata e distribuita da Warner Music Italy) per celebrare i 30 anni di carriera di Luciano Ligabue. Il primo album in studio del Liga – Ligabue, appunto – uscì infatti nel 1990. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, come ammette lo stesso cantautore.

«Sono stati trent’anni di sogni che si sono realizzati e che sono andati al di là di ogni più rosea aspettativa. – dice Ligabue – Quest’anno ho compiuto 60 anni. Per 30 anni ho vissuto senza musica e per altri 30 ho realizzato tantissime cose. Sono grato per questi trent’anni speciali, intensissimi, fatti di tanto e a volte pure troppo. Sicuramente sono stati inaspettati».

Ligabue sottolinea che, proprio l’anno che doveva celebrare questo anniversario, si è rivelato alla fine «molto particolare nella sua sfiga e nella sua tragicità». E così, non potendo regalare ai fan i dovuti festeggiamenti, Ligabue ha volto il suo sguardo al passato.

«Per me è stata la prima volta in 30 anni. Ho pubblicato tanto, forse troppo, e non mi sono quasi mai soffermato su ciò che ho fatto. La tragedia del Covid mi ha costretto ed è venuta fuori la voglia di raccontare la mia storia attraverso i miei occhi. Vedere quanti singoli sono usciti in questi anni è stato magico. Mi ha colpito il fatto che ci sia stata così tanta attenzione e, nel frattempo, mi sono reso conto che i singoli sono proprio 77».

Ligabue e la ‘storia del 7’

Ci tedia Ligabue – parole sue – con la storia del 7. Se non altro perché già dal titolo si evince l’importanza simbolica di questo numero. E così il cantautore racconta che «tanti anni fa, poco dopo l’uscita di Buon compleanno Elvis, gli «arrivarono le lettere di due numerologhe».

«Il mio nome, Luciano, è composto da 7 lettere. Come il mio cognome. Le mie iniziali son due L, quindi due 7 al contrario. Il mio primo concerto è avvenuto nel 1987, il mio primo stadio nel 1997. Non so, da allora col 7 ci abbiamo giocato. È un po’ un pretesto, un po’ una strizzata d’occhio, un po’ solo perché non si sa mai. Tutto per noi è tondo e il 7, a sua volta, ha fatto la sua parte».

Inutile dunque sottolineare che l’album di inediti 7 contiene 7 brani, spunti che Luciano ha ritrovato, riscritto e prodotto ricavandone 7 nuove eccezionali canzoni. La raccolta 77+7, con i 77 singoli che hanno fatto la storia del Liga, sono invece stati rimasterizzati nel 2020.

«Per i sette pezzi c’è stato un lavoro vario e eventuale. – spiega Ligabue – Ad esempio di Mi ci pulisco il cuore mi piaceva il titolo. C’era qualche abbozzo di testo, ma è una canzone scritta ex novo. Le altre canzoni erano più avanti come provino. C’è stato un lavoro diverso da canzone a canzone. Ciò che le unisce è che sono sette canzoni nuove che hanno un seme nel passato».

7 segna però anche la ritrovata collaborazione tra Ligabue e Fabrizio Barbacci: insieme hanno prodotto l’album e rimasterizzato quest’anno i 77 singoli che compongono la raccolta.

Il featuring con Elisa in Volente o Nolente

«Quindici anni fa ho scritto Gli Ostacoli del Cuore e, per la prima volta, mi venne da pensare che non dovevo cantare io quella canzone, ma Elisa. – racconta Ligabue – Fu una folgorazione, per la prima volta chiamai una mia collega. Lei venne qua e in un pomeriggio realizzammo Gli Ostacoli del Cuore e Volente o Nolente, quindi la voce che sentite ora è quella di quindici anni fa. Ho trovato questa demo e ho pensato che quella canzone, che parlava di due persone costrette a star lontane l’una dall’altra, avesse una sua attualità. Il candore di Elisa andava perfettamente di pari passo con lo scambio di desideri tra i due personaggi della canzone».

Ligabue, l’assenza dei live e il sostegno ai lavoratori dello spettacolo

«Ho vissuto questo periodo con frustrazione, con un magone. – dice Ligabue parlando della pandemia – Si sa che sono dipendente dal palco, dal pubblico. Sono in astinenza. Avrei voluto festeggiare come andava fatto per i 30 anni. Dobbiamo tenere botta, resistere, sapendo che l’anno prossimo faremo il concerto che meritiamo di fare con i sentimenti che ci porteranno fino a lì. Incazzatura e gioia compresi».

«Il mio pensiero per quello che vale è empatico e comprensivo. – continua poi il cantautore mostrando solidarietà ai lavoratori dello spettacolo – I pensieri in questa fase fanno poco numero però. Serve qualcosa in più e per questo ho aderito a Scena Unita, che considero il pugno più forte dato dalla musica. Ho una squadra che non voglio che vada dispersa e ho dato una mano diretta a loro, cercando di pensare che almeno li aiutasse a tenere botta. So che il momento è tragico e, se non ci permetteranno di riprendere al più presto, perderemo troppe personalità».

«Questo mestiere è meraviglioso. – conclude Ligabue – Se qualcuno trenta anni fa mi avesse detto che sarebbe successo tutto questo non ci avrei creduto. L’intensità si paga, a volte ho perso me stesso».