La nostra intervista al cantautore romano Sealow, che ci racconta l’album d’esordio ‘Onde’, uscito il 25 settembre.

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Il 25 settembre è uscito Onde, l’album di debutto del cantautore romano Sealow (per Macro Beats e distribuito da Artist First). Undici tracce – frutto di due anni di lavoro e di costruzione – in cui alla produzione figurano GuIRIE, Tommaso Colliva e lo stesso Sealow.

«In questo disco c’è tutto me stesso. – ci dice Sealow – Ci sono due anni di produzione e di tante influenze musicali e emotive. È un traguardo importante per me perché sono tanti anni che faccio musica, durante i quali aspettavo di trovare una chiave. Ci voleva tempo e in questi due anni ho seguito la mia visione».

«Ci sono canzoni, come Medicina, che ho scritto due anni fa. Oggi perdonami l’ho scritta invece durante il lockdown. – continua il cantautore – In mezzo ci sono canzoni che non ho portato avanti, ma non sono tantissime. Le prime quattro della tracklist secondo me riassumono la mia visione. Mi piace considerarle pennellate, perché amo fotografare un momento e registrarmi mentre scrivo. Alla fine ci siamo ritrovati con undici pezzi, tra cui c’è un interludio che è la title track. Sono contentissimo di come finisce l’album, l’ultimo pezzo ti fa perdere la cognizione di quello che stai ascoltando».

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Il mare rappresenta un po’ il fil rouge che lega l’album, o meglio l’immaginario che Sealow – tra suoni quasi onomatopeici e una penna capace di disegnare i momenti – ha voluto rendere reale in questo progetto.

«Onde rappresenta il senso di perdizione che provo io di fronte alla musica e all’arte in generale. È quello stato psicofisico in cui entro quando faccio musica. Mi piace considerare i brani come onde, sono qualcosa che ha un flusso regolare continuo ma che vive di vita propria. Queste sono le prime undici onde che sono venute fuori».

Anticipato dai singoli Occhi Da Serpente (prod. GuIRIE), e Baby Nuvole (prod. GuIRIE), l’album è dunque il frutto di due anni di lavoro, ma anche di stati emotivi confusi.

«Mi sono sentito di andare controcorrente perché ci ho messo due anni. – conclude Sealow – Una costanza è sempre molto richiesta, ma io sono riuscito a trovare la chiave dentro di me per curare il progetto. Gli up and down sono alla fine una costante, perché dalla propria arte dipende il proprio stato d’animo e viceversa. Credo che sia importante farle le cose. Se non le fai, ti perdi nell’oceano che ritorna nella sua accezione più negativa. Vado fiero degli up and down, mi piace che siano una foto di questi due anni».