Il 25 settembre esce ‘Rap is Back’ di Jamil, l’album più autobiografico e personale del rapper. La nostra intervista.

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Esce il 25 settembre l’attesissimo Rap is Back (Jamil & Baida Army, licenza esclusiva Believe Artist Services), il nuovo album di Jamil che rappresenta una pietra miliare nella carriera dell’artista.

Mai come questa volta, infatti, il Diss King si è messo a nudo: nelle tracce del disco – che non contengono featuring – il rapper si racconta senza filtri, parlando di famiglia, di amori, di cadute e risalite senza mai perdere di vista i risultati ottenuti.

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«È una vita che volevo fare un album senza featuring. – ci dice Jamil – Mentre lo scrivevo ho capito che stavo prendendo una piega molto personale, quindi ho deciso di non inserire collaborazioni perché era difficile accostarmi a qualcun altro. Quando ho detto che era un album personale, molti si sono immaginati una lagna. Per me personale vuol dire che l’album parla di me in tutte le mie sfaccettature. Parla della mia filosofia, delle persone che sono nella mia vita. Ogni brano è una parte che mi racconta a 360 gradi».

Rap is Back, di fatto, contiene tutta la fatica dell’arrampicata ma anche la felicità del panorama visto finalmente dall’alto. Se fosse possibile estrapolare due temi che uniscono tutte le tracce del progetto sarebbero senza ombra di dubbio il peso dell’indipendenza e il sapore della coerenza.

«Soddisfazione tantissima, fatica tantissima. – ci spiega il rapper – Ho dovuto dire di no a featuring importanti che mi avrebbero dato visibilità. Ho detto no a major, a sponsor con numeri e a tante cagate che ci sono adesso. Ho detto no ad opportunità che non ho sfruttato per rimanere vero. Io faccio rap e sponsorizzo i miei eventi e le mie canzoni. Anche a me piace avere la mia scarpa, ma non butto avanti lo stile».

«Il rap è stata una passione, poi è diventata lavoro. Ora i ragazzi rappano per non andare a lavorare, cercano una strada facile. I soldi però sono una conseguenza e arrivano se la tua musica è forte e piace. Non mi fanno schifo, ma non è stata mai la prima cosa a cui ho puntato».

Jamil, Rap is Back: l’album ‘della maturità’ e il peso dei dissing

Rap is Back è, a ben vedere, una sorta di album della maturità. Non per come è stato realizzato, ma per come è stato concepito.

«Ho 29 anni, volevo fare un album più maturo, personale e che mi raccontasse. – ci spiega – Poi con gli artisti con cui collaboro finisco sempre per litigare. Se mi chiedono tra dieci anni qual è il mio disco preferito, dirò che è questo. C’è dentro tutta la mia vita».

«Io disso e cado nelle provocazioni. Tanti artisti con poca visibilità e con poco talento hanno cercato di rubarmi la visibilità che mi sono guadagnato. Se il tuo dissing lo sentono tutti ovviamente ti rispondo, altrimenti evito. Se ci dobbiamo dissare, deve valerne la pena per tutti e due».

Per quanto sia noto per le sue provocazioni e per i dissing, resta il fatto che nei testi di Jamil tanta gente arriva a riconoscersi («Se le persone si rispecchiano sento che ho vinto») e non è un caso che il singolo apripista dell’album – Vengo dalla strada – abbia «toccato più cuori che view».

«Sono in paranoia, devo capire se il disco è piaciuto alle persone. – conclude infine Jamil – Se non ti piace questo disco non ti sono mai piaciuto. Potrei morire domani sapendo che mi sono tolto tutte le soddisfazioni. Sarà un casino fare quelli dopo».