Una vera e propria corazzata: è quella che Emis Killa e Jake La Furia schierano nel loro primo album insieme, “17”. Scopriamolo in questa intervista.

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Dopo aver firmato insieme alcuni brani nel corso della loro carriera, per Emis Killa & Jake La Furia era arrivato il momento di lavorare a un intero album. Il risultato di questa collaborazione è “17”, disco di altrettante tracce disponibile da venerdì 18 settembre per Sony Music. Chiaroscurale fino alla cupezza e dai toni apocalittici, il disco vuole essere maleducato, arrogante, sincero, ambizioso e coraggioso: potremmo dire, in una parola, Malandrino, come il singolo che lo ha anticipato.

“Mi piace dire che questo è un disco molto ambizioso perché non ha ambizioni – ci spiega Jake La Furia – Lo abbiamo fatto perché non ce ne fregava un c***o e, anzi, è molto rischioso più che ambizioso visto che esce in un momento in cui questa musica non si fa più o la fanno in pochissimi. Semplicemente volevamo rappare, punto e basta poi speriamo che l’album vada bene e se va bene è perché la nostra gente nostra si riappassionerà a questa musica.”

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Ma come è stato lavorare insieme per un progetto così articolato? “È andata via liscissima – continua Jake – Siamo riusciti a ragionare su un numero così alto di pezzi andando sempre d’accordo, senza litigare o discutere. Il gusto comune sapevamo che era quello ed è per questo che abbiamo deciso insieme di intraprendere la strada di un disco rap molto pesante. Siamo polemici e ci tenevamo a non fare quello che la gente si aspettava da noi. Spero che si senta.”

“Un pregio che vorrei prendere da lui, per esempio, è il fatto che rispetto a me non ha bisogno di tutta questa intimità per scrivere le strofe – si inserisce Emis Killa – Io riesco a lavorare bene sugli incisi magari in coppia ma poi, però, la strofa me la devo sempre scrivere per conto mio, non devo avere gente attorno e devo essere da solo fondamentalmente.”

Jake è uno di quelli che si mette sul mio divano con le cuffie, mentre io sto ascoltando il beat in studio e scrive la strofa molto velocemente (Emis Killa)

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“E poi ho scoperto che, nonostante sia un veterano, in realtà è umile in studio, nel senso che se gli do un consiglio da ascoltatore o da fan lui lo segue. – commenta ancora Killa – Io molto meno di lui, perché quando scrivi una cosa che senti tua, magari accetti anche il consiglio però è raro che cambi idea. Da questo punto di vista, invece, mi ha stupito.”

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Come moderni cowboy di un’Apocalisse in corso – anche al netto della pandemia – Emis Killa e Jake La Furia con “17” hanno idee chiare. “A noi piacerebbe ristabilire qualche regola nel rap – raccontano – il che non significa cambiare il game, ma ricordare a tutti che il rap fatto bene va fatto in una determinata maniera.

Vorremmo che questo facesse aprire gli occhi a molti giovani che si sono avvicinati al genere ascoltando roba diversa dalla nostra e magari non sanno che invece c’è un sottobosco, che tanto sottobosco poi non è, che il rap sa farlo molto meglio. È importante la qualità nella musica.

Spesso, infatti, ci sono i brand, c’è l’atteggiamento, ci sono le Instagram Stories ma le canzoni fanno schifo: e allora forse era meglio fare gli attori. Ci deve essere anche la qualità al di là dell’estrosità, che mi piace anche ma se c’è solo il personaggio allora sei un influencer, non sei un musicista.”

Vogliamo lasciarci alle spalle tutta questa situazione e la scena rap in generale. Con “17” volevamo arrivare per combinare un bel casino: questo è quello che vuol dire la copertina (Jake La Furia)

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Difficile, per ora, pensare a un set live ma l’appuntamento dal vivo dovrebbe cadere per la primavera 2021. “Per ora non possiamo immaginare ancora niente ma credo che in primavera potremmo tornare a fare il nostro lavoro. C’è già stato un ciclo e abbiamo visto che questa cosa andrà a scemare, quindi forse ci sarà possibilità di lavorare dopo un inverno in cui ci sarà inevitabilmente una seconda ondata di questo virus.

Dovremmo ancora rivedere alcune abitudini – conclude Emis Killa – ma credo che in primavera torneremo a suonare. Ormai è un’esigenza troppo corposa sia da parte degli artisti che da parte della gente che ha voglia di tornare a vivere.”

Foto da Ufficio Stampa Wordsforyou srl