Marta Daddato ci racconta il backstage del video di ‘Betty Boop’ e perché il cartone animato rappresenta il suo alter ego.

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Dopo Bordello, il 21 agosto è uscito il nuovo singolo di Marta Daddato, Betty Boop (Cantieri Sonori/Polydor/Universal Music) – prodotto, come sempre, da Skywalker – di cui trovate qui il backstage.

Un brano che, sia nel testo che nelle immagini del video, rappresenta proprio come la giovanissima rapper romana si identifichi nel celebre personaggio animato e nella sua voglia di ‘rompere’ i canoni di bellezza contemporanei.

«Betty Boop è una canzone nata dalla mia voglia di raccontare il mio alter ego, cercando nello stesso tempo di renderlo simile a me. – ci racconta Marta – Non a caso la descrivo con la tuta della Kappa e con quella dei Lakers, sopra un BMW. Mi è sempre piaciuto identificarmi nei personaggi dei cartoni. Credo che Betty Boop sia un personaggio che mi somiglia, perché riesce ad essere sensuale senza per forza rispettare i canoni di bellezza attuali. Direi che è un po’ fuori dal tempo e dalle regole, segue solo quello che ritiene giusta per se stessa». Un concetto perfettamente espresso nel ritornello, quando Marta canta Non so chi vuoi tu.

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«Betty Boop mi è sempre piaciuta, ogni tanto mi guardavo qualche spezzone delle puntate, lei cantava e mi piaceva molto. Mi ci ritrovavo, mi sono messa nei suoi panni e l’ho portata ai tempi d’oggi».

Il backstage del video di Betty Boop: il team produttivo e i costumi

Il video – di cui vi proponiamo uno speciale backstage – è stato girato interamente a Salerno grazie al team produttivo Emme Production Studios, originari della città campana.

«Questi ragazzi sono di Salerno – ci spiega Marta – e, per facilitare la scelta dei luoghi, siamo andati noi da loro, così è stato più semplice trovare le location. L’idea del video è partita da me, come sempre, e poi la produzione l’ha sviluppata, aggiungendo tutti i particolari. Alcune location le avevo stabilite io, loro hanno aggiunto la parte della bici sul lungomare e l’inizio del video. Lo volevo fare in modo diverso, ma poi abbiamo trovato quest’altra soluzione».

Per i costumi il merito va invece alla stylist Stefania Sciortino («Abbiamo trascorso una giornata intera per le prove – dice Marta – abbiamo dedicato ai costumi un sacco di ore e abbiamo scelto gli outfit per ogni singolo set»): sia gli abiti che le location hanno una vibe profondamente anni ’50, per riprendere proprio il senso del testo del brano. Dalla West Coast rappresentata dalla scena in bicicletta alle riprese in un tipico diner, passando per il campo da basket, necessario per rievocare la tuta dei Lakers.

E nel futuro di Marta Daddato cosa c’è?

Marta Daddato: «Continuo a scrivere, le canzoni sono il mio pane»

«Sto continuando a scrivere e a buttare fuori altre canzoni perché sono il mio pane quotidiano. – ci anticipa Marta – Sto variando un po’ nel genere, faccio sempre passi in avanti sullo stile e sto giocando di più con la mia voce. Spero che la gente noti questo progresso. Di canzone in canzone spero che sarà sempre più evidente».

E, a chi la accusa di essere cambiata dagli esordi, Marta Daddato risponde: «Da quando ho iniziato era proprio la prassi essere me stessa, non sarei mai cambiata. Per quale motivo dovrei cambiare? Mi sono fatta conoscere per quello che sono, sono così ed è difficile cambiare solo per l’etichetta discografica. A volte le persone dicono cose che neanche pensano quando scrivono».