Il percorso inaugurato nel 2023 fa rivivere la straordinaria storia dell’allume ad Allumiere, tra antiche gallerie, cave, boschi e memorie di minatori.

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Nel 1462, Giovanni di Castro – ricco mercante di stoffe – fece una scoperta sensazionale sui Monti della Tolfa, destinata a cambiare per sempre il destino di quest’area del Lazio e, più nello specifico, la storia di Allumiere. Figlio di Piera de’ Cervini di Corneto (l’attuale Tarquinia), Giovanni di Castro per lungo tempo importò a Costantinopoli, dall’Occidente, tessuti grezzi che in Oriente riusciva a tinteggiare grazie alla presenza dell’allume. A quei tempi, di fatto, le miniere di allume in Europa erano pochissime: un dramma per chi mercanteggiava o semplicemente si occupava di stoffe, visto che l’allume era usato abitualmente per fissare la tintura dei panni.

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Le regole dell’economia valevano allora come oggi: a Costantinopoli l’allume costava poco e tutta la produzione europea dipendeva proprio dall’Oriente per portare a termine i processi di produzione. Giovanni di Castro – facendo la spola tra Costantinopoli e Curia – finì per mettere in piedi un commercio fiorentissimo, che non a caso lo arricchì. Dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi, il crollo dei suoi prolifici scambi e il ritorno a Roma sotto Pio II – che non ancora Papa lo aveva battezzato – Giovanni di Castro venne a sapere, durante un soggiorno a Corneto, della presenza dell’allume sui Monti della Tolfa.

Cammino dei Minatori: un percorso tra storia e natura

Immaginate la sua sorpresa dopo decenni trascorsi a viaggiare tra Occidente e Oriente: si prefigurava ora l’ipotesi – non accertata – che tutto quel commercio poteva avere un nuovo centro e proprio a due passi da casa. Giovanni non poteva rinunciare ad indagare più a fondo: si recò alla Farnesiana, località attraversata dal fiume Mignone, e prima ammirò le pietre poi avviò un piccolo scavo. A Civitavecchia, in una cucina, trasformò l’allume grezzo e, in tutta fretta, si recò a Roma per dare la lieta notizia a Pio II. Dapprima titubante – era una scoperta troppo incredibile per crederci subito – il Papa dopo un po’ avviò l’estrazione dell’allume, trasformando Allumiere in uno dei centri più celebri e più prolifici dell’intera penisola.

E così fu fino al 1930 e all’invenzione dell’allume sintetico che, non solo causò la chiusura delle miniere dei Monti della Tolfa, ma gettò gli abitanti di Allumiere – per secoli operai e minatori – in un profondo crollo economico e sociale. L’allume non serviva più e di tutte le miniere, le case dei minatori, gli attrezzi è rimasto poco o nulla.

Gli anelli del Cammino dei Minatori

Una vicenda incredibile dimenticata dalla storia, che ora lo stesso territorio prova a tramandarci con il Cammino dei Minatori. Inaugurato nel 2023 e parte del più ampio Cammino degli Etruschi – il cui obiettivo è proprio quello di collegare, con percorsi naturalistici e archeologici, i comuni dell’Etruria meridionale – questo cammino (lo dice il nome stesso) segue le vie dell’allume ad Allumiere tra cave, il Monumento Naturale del Faggeto e il bosco di castagni.

È suddiviso in tre anelli: quello Giallo di circa 17 km, il Viola di circa 12 km e il Blu di 6 km. La segnaletica è quella bianca e rossa del Club Alpino Italiano, ma non mancano integrazioni colorate proprie del Cammino dei Minatori, che vi aiuteranno anche a seguire l’anello corretto, visto che è possibile anche qualche intersezione. Durante il percorso potrete dunque ammirare non solo le bellezze naturalistiche, ma anche le Gallerie scavate a mano, linee di binari, resti del lavoro dei minatori che hanno completamente trasformato questi monti, pur giacendo ora in un silenzio assordante che ha coperto anche le tracce del passato. 

Cosa vedere lungo il percorso

In queste terre, la Chiesa non solo infatti finanziò l’estrazione dell’allume ma – per far ciò – creò una vera comunità, inviò operai, donne da poter sposare, costruì abitazioni: per secoli, l’intera area ruotava intorno a cave e miniere ed è incredibile pensare che oggi, della fatica e della vita di allora, restino rovine e racconti tramandati. Maggiori informazioni e dettagli si trovano al Museo Minerario Naturalistico di Allumiere, che dovrete visitare se volete apporre sulle credenziali (costo 2 euro, si trovano nei bar del paese) il quarto timbro, oltre ai tre corrispondenti a ciascun anello. Il quinto timbro potrete metterlo da soli dopo aver effettuato il trekking urbano alla scoperta del paese, seguendo la mappa.

Tra ciò che potete ammirare mentre passeggiate segnaliamo la Cava del Moro (nei primi del ‘500, l’appaltatore delle miniere Agostino Chigi fece venire i turchi ad Allumiere per insegnare l’escavazione dell’allume, da qui il nome Moro), l’ingresso della Miniera di Santa Barbara (protettrice dei Minatori) e anche la vista di questa terra dall’alto, con Monte Rovello e la conformazione di queste alture, che hanno permesso la formazione dell’allume.

Dal Cammino dei Minatori al Cammino degli Etruschi

Il Cammino dei Minatori è, in fondo, un modo per riappropriarsi delle proprie radici, ma anche racconto di un pezzo di storia italiana celata ormai sotto foglie e boschi. Rientra inoltre nei percorsi e nella visione del Cammino degli Etruschi, un itinerario di circa 150 km articolato in sette tappe, pensato per raccontare l’eredità della civiltà etrusca attraverso un viaggio a piedi tra paesaggi collinari, tratti costieri, vie cave e siti archeologici di eccezionale valore. 

Siamo alle porte di Roma eppure la storia dell’Etruria, per quanto indissolubilmente connessa alla nostra Capitale, spesso ha seguito binari unici e solitari, slegati dal potere pontificio o da quello degli imperatori romani. Il Cammino degli Etruschi connette questi binari per mostrarci il vero volto di queste terre spesso ignorate: come dimostra il Cammino dei Minatori, ci sono storie – invece – che meritano di essere raccontate, riscoperte, vissute.

Foto: Grazia Cicciotti

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