Dan Beecham, cameraman subacqueo, ci racconta cosa significa inseguire una creatura che non si lascia filmare. In ‘Bertie Gregory: A tu per tu con gli squali’, il non-incontro diventa una lezione di attesa, pazienza e arte delle immagini.

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Dal 6 luglio su Disney+ è disponibile Bertie Gregory: A tu per tu con gli squali, short movie prodotto da National Geographic che segue l’ultima spedizione del giovane wildlife filmmaker in Sudafrica, alla ricerca dello sfuggente squalo bianco. Con lui, un team di professionisti abituati a muoversi tra profondità marine e tecnologie d’avanguardia. Tra questi, Dan Beecham: cameraman specializzato in riprese sottomarine, artefice delle visioni che danno corpo (e poesia) al documentario.

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È proprio lui a raccontarci com’è andata, tra la penisola di Robberg e la suggestiva Cattedrale sottomarina di Aliwahl Shoal, due luoghi tanto affascinanti quanto imprevedibili.

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«Queste sono sempre esperienze incredibili. – racconta Dan – Andiamo in parti incredibili del mondo, lavoriamo con creature straordinarie, ma hai un lavoro da fare. C’è sempre pressione e, mentre vai avanti con le riprese, la tensione monta. Il team però è molto unito: quando gli animali arrivano, le condizioni sono buone, l’acqua è chiara e la luce è bella, le ruote iniziano a girare e tutti diventiamo molto professionali».

Bertie Gregory: A tu per tu con gli squali: intervista a Dan Beecham

La pressione, però, c’è e in questo caso ancora di più: come vedrete in Bertie Gregory: A tu per tu con gli squali, per il team e per Beecham non è stato così facile incontrare il protagonista del documentario.

«È stata una grande sorpresa per noi che gli animali non ci fossero. – continua Dan – Avevo già lavorato in questo posto prima, quindi mi aspettavo che fosse difficile. Pensavo però più al tempo e alla possibilità di trovare le condizioni giuste. In Sudafrica le immersioni sono incredibili, ma è un posto molto volubile. Hai poche opportunità e devi sperare che gli animali siano lì».

Da cosa dipende questo cambiamento nel comportamento degli squali? «A seconda della persona con cui parli, ottieni opinioni diverse. – ci risponde Beecham – C’è chi dice che è colpa del cambiamento climatico, chi della pesca o della diversa distribuzione degli animali. Ovviamente è stata un’ulteriore sfida. Dovevamo consegnare comunque un film: non è il film che ci aspettavamo o quello che speravamo di consegnare, ma è comunque un buon film». È vero che Bertie e Dan non hanno incontrato lo squalo bianco, ma è altrettanto vero che son stati protagonisti di altri bellissimi incontri. Tra questi, quello con due balene e i loro cuccioli.

«Capita in quell’area di filmare le balene. – dice Dan – Ma spesso non sono così amichevoli e in così buona visibilità. Ho nuotato con molte balene in passato ma, come dice Bertie nel film, sembrava che la natura ci avesse dato una ricompensa e ci ringraziasse per la tanta pazienza. Se mi avessi detto il primo giorno che tra un mese verso la fine delle riprese mi sarei rotolato nell’acqua con quattro balene giganti, un branco di delfini e una visibilità incredibile non ti avrei creduto».

Il lavoro visivo: droni, telecamere a distanza e tanta pazienza

Passata l’emozione, resta la sostanza del lavoro visivo. Il modo in cui questi documentari vengono realizzati. In A tu per tu con gli squali colpisce l’uso massiccio dei droni, sia per le riprese dall’alto che per la pianificazione subacquea. «I droni hanno cambiato le cose completamente. – ci risponde Dan – Danno una prospettiva completamente diversa, sia dal punto di vista delle riprese vere e proprie che dal fatto di poterli usare come strumento per guardarti intorno e vedere cosa sta succedendo prima di entrare in acqua. Sono un ottimo strumento per la sicurezza».

A supportare il team anche telecamere a distanza, che permettono di coprire aree critiche o di compensare la bassa visibilità. Strumenti invisibili ma determinanti. «per provare a monitorare le aree della penisola, dove forse stavamo perdendo qualcosa. Non possiamo essere ovunque contemporaneamente e, soprattutto con una brutta visibilità, erano uno strumento in più per noi». Del resto, non sai mai – quando sei sul posto – cosa potrebbe tornarti effettivamente utile. «Più vi armate di strumenti e più grande sarà il vantaggio che avrete. – dice Dan – A volte è lo strumento che non ti aspetti ad essere utile e a salvare la giornata».

E dietro le quinte, una sfida ancora più sottile: stare al passo con un pubblico sempre più educato all’immagine, e sempre più esigente. «La tecnologia migliora tutto il tempo e questo alza le aspettative dello spettatore. A mano a mano che impariamo il valore della produzione – racconta Dan – diventiamo esperti di immagini dall’aspetto fantastico. Del resto, stiamo tutto il tempo sui social media. Da parte nostra, dobbiamo offrire costantemente lo stesso standard, se non migliore. Quindi cerchiamo sempre di utilizzare le ultime attrezzature, le ultime fotocamere, usiamo le stesse telecamere che vengono utilizzate a Hollywood per i lungometraggi, ma le usiamo in piccoli formati. E sì, cerchiamo sempre immagini di altissima qualità per queste produzioni».

Un’ultima domanda: questa partita con lo squalo bianco, visto che Dan e Bertie non sono riusciti a incontrarlo, è finita? «Io e Bertie abbiamo degli affari in sospeso. – risponde scherzando Beecham – C’è una ripresa là fuori che aspetta di essere realizzata. Se NatGeo vuole darci l’opportunità, sarò il primo ad approfittarne».

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