Il PAC di Milano inaugura ‘India. Di bagliori e fughe’, collettiva curata da Raqs Media Collective e Ferran Barenblit che indaga le visioni dell’India contemporanea attraverso oltre 30 artisti.

Il PAC di Milano continua a indagare le geografie dell’arte contemporanea con India. Di bagliori e fughe, un’ampia collettiva che porta in scena le voci, le urgenze e le contraddizioni dell’India di oggi. La mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta dal PAC con Silvana Editoriale, rientra nel palinsesto dell’Olimpiade Culturale Milano Cortina 2026 e vede la curatela di Raqs Media Collective insieme a Ferran Barenblit.

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L’esposizione riunisce artiste e artisti provenienti da diverse regioni dell’India, tra cui Anju Acharya, Malik Irtiza, Uzma Mohsin, Kaushal Sapre, Aarti Sunder, Sumakshi Singh e molti altri. Insieme, costruisce un affresco eterogeneo e in continuo mutamento. Un mosaico che non si limita a raccontare l’India contemporanea, ma ne intercetta i punti di frizione e li trasforma in questioni globali.

India. Di bagliori e fughe affronta il modo in cui una società attraversata da accelerazioni economiche, repressione politica e profonde trasformazioni culturali elabora nuove forme di convivenza. Le opere raccontano un Paese in cui l’urgenza del vivere associato genera comunità, archivi di memoria, linguaggi visivi e movimenti sociali.

Mohit Shelare Manhole Eclips, 2025 Courtesy l’artista
Mohit Shelare Manhole Eclips, 2025 Courtesy l’artista

La mostra diventa così un dispositivo narrativo che cattura tensioni universali: disuguaglianze crescenti, identità in collisione, ricostruzioni storiche, pratiche di resistenza e immaginazione del futuro.

Dai ricami-kantha alle geografie contese

Le opere esposte scandagliano territori simbolici e fisici. Ecco, per esempio, i ricami kantha come archivi domestici viventi e i paesaggi del Kashmir, luogo sospeso tra nazionalismi, cancellazioni e ritorni. Ma anche il tema del corpo filtrato dal linguaggio medico, terreno di controllo e inquietudine e gli intrecci storici tra Bengala e Italia durante i totalitarismi. Non mancano, poi, manufatti coloniali, bestiarî e cosmografie, che danno forma ai “mostri” generati dalle nostre paure collettive.

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Accanto a questi scenari, emergono anche installazioni, performance e disegni che riflettono su caste, territori liminali e relazioni di potere. Tutto concorre a creare un paesaggio complesso, fragile e resiliente, dove convivono bagliori di speranza e desiderio di fuga.

Uno dei tratti distintivi del progetto è il rapporto diretto con la città. Grazie alla collaborazione con Casa degli Artisti, tredici autori presenti in mostra hanno trascorso periodi di residenza a Milano, dando vita a performance, incontri pubblici e nuovi lavori site-specific.

Ritika Sharma Diurnal Movement, 2017 Courtesy l’artista
Ritika Sharma, Diurnal Movement, 2017. Courtesy l’artista

Dal dialogo con il Museo di Storia Naturale di Milano sono nate inoltre due opere inedite mentre parte dei lavori è stata realizzata anche con la partecipazione degli studenti dell’Accademia di Brera e della NABA, consolidando un ponte formativo e culturale tra Italia e India.

Immagini: crediti indicati; copertina: Tenzin Gyurmey Dorjee, Swimming Lesson, 2022. Collezione privata di Prem Prabhat Gurung e Juni Gurung

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