Parliamo di Michelangelo Consani, artista e direttore artistico di ieedificio57.
A volte si ha la fortuna di incontrare delle persone veramente speciali nella vita. Questo è uno di quei casi in cui vedi che l’arte ti aiuta a vivere, non a sopravvivere. Ma proprio a vivere e a superare ogni avversità come ad esempio un grave incidente ed andare oltre. Parliamo di Michelangelo Consani, artista e in questa occasione direttore artistico di ieedificio57 una nuova realtà nel centro del meraviglioso San Gimignano.
L’articolo continua più sotto

La nostra newsletter bisettimanale dedicata al mondo dell’arte e della cultura
Uno spazio dedicato all’arte contemporanea che da un anno, anche grazie al contributo attivo della Galleria Vannucci, propone mostre e progetti di ricerca con vivacità ed intelligenza uniche. Ad Artissima incontriamo Michelangelo Consani grazie al personalissimo ufficio stampa Silvia Pichini, che ringraziamo.

Michelangelo puoi raccontarci di questo nuovo spazio ieedificio57?
«È uno spazio proprio al centro di San Gimignano, su tre livelli, dove vengono sviluppati progetti collettivi o solo show. Dove comunque il mio lavoro è sempre presente, perché in parte è anche il mio studio e quindi le opere ruotano rispetto anche ai progetti degli altri. La mia direzione artistica non nasce da un progetto studiato a tavolino ma da un sentimento. Mi piace lavorare con gli artisti amici, con quelli con cui ho condiviso ormai 25 anni di storia, della mia storia artistica. Sia giovani perché magari assistenti o studenti, sia della mia stessa età, come amici di percorso».
Il nome stesso ci racconta un profondo legame con il Giappone, non è un caso?
«No, non è un caso. Ho iniziato a lavorare nel 2010 con una galleria giapponese a Tokyo, la Side 2, perché avevo partecipato a una triennale di Aichi (Nagoya, Giappone 2020 dal tema Arts and Cities) curata da Jochen Voltz e Pierluigi Tazzi. E da lì ho conosciuto sempre in modo sempre più profondo il Giappone e bene o male me ne sono innamorato. Non ci vivrei, però certi loro comportamenti li trovo assolutamente meravigliosi».
Uno spazio, l’edificio 57, che viaggia affiancato da una seconda galleria, la Galleria Vannucci, di cui peraltro qui ad Artissima tu fai parte con un’opera esposta. Qual è la sinergia che c’è tra lo spazio e questa galleria?
«La galleria lavora da un punto di vista logistico e da allestimento nello spazio, anche perché in realtà io ho avuto un incidente per cui non sono in grado di preoccuparmi di tutto ciò che ruota intorno alla creazione di una mostra, da un punto di vista proprio di costruzione fisica, quindi Vannucci aiuta in questo. Per quanto riguarda la scelta degli artisti, questa è una scelta mia, assolutamente. L’arte contemporanea sembra rappresentarsi con una flessione di interesse da parte del pubblico».
ieedificio57 che si è fatto da subito conoscere per iniziative molto interessanti come Tempra di
Bekhbaatar Enkhtur a cura di Gabriele Tosi e Personal Jesus, un progetto di Davide Rivalta e Michelangelo Consani dove il concetto di deus ex machina — letteralmente dio che scende dalla macchina — viene reinterpretato in chiave umana, intima e quotidiana.
Il riferimento a Personal Jesus dei Depeche Mode non è casuale.
La celebre canzone diventa una chiave di lettura del progetto. Un inno all’incontro tra umano e divino, alla possibilità di riconoscere una presenza spirituale nel vissuto di ogni giorno. Come nella musica della band, la tensione tra desiderio e sofferenza, solitudine e salvezza, materia e spirito si riflette nelle sculture dei due artisti, che sembrano evocare un Gesù personale incarnato nell’altro — l’animale, l’uomo, il diverso, l’imprevisto.
Il miracolo, in questa visione, non è più l’evento spettacolare, ma il manifestarsi del legame.
Ci vediamo a San Gimignano!









