A Monaco, Villa Sauber ospita fino all’11 gennaio 2026 la mostra ‘Cactus’: tra arte, botanica e fotografia, un viaggio nel simbolismo vegetale.
Villa Sauber – in Avenue Princesse Grace a Monaco – già di per sé appare agli occhi di chi vi entra come un’opera d’arte. La villa Belle Epoque, una delle ultime rimaste nel Principato, è appartenuta nei secoli a Maria Bianca – la gran dama di Monte-Carlo – e, dal 1904, al pittore inglese Robert H. Sauber, da cui prende il nome. Dal 1969, l’edificio è ufficialmente di proprietà dello Stato monegasco che – in tre anni – l’ha trasformata in Museo Nazionale, dove per lungo tempo è stata esposta una famosa collezione di bambole e automi.
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Da allora il Principato di Monaco si è trasformato innumerevoli volte e, ad oggi, il Nuovo Museo Nazionale di Monaco (NMNM) – oltre a Villa Sauber – comprende anche la sede di Villa Paloma: due location per un unico museo che vanta una collezione permanente (di circa 10mila opere e installazioni) e che segue tuttavia il corso di esposizioni temporanee. A breve, proprio Villa Sauber chiuderà per qualche anno per dare il via ad operazioni di restauro e l’ultima mostra visitabile (fino all’11 gennaio 2026) è quella già in corso, dal titolo – abbastanza didascalico – Cactus.
Cactus, un viaggio tra arte e botanica
Considerando che le esposizioni del NMNM vantano spesso un legame con il Principato, qui il trait d’union si fa ovvio: Monaco è ricca di altissimi cactus – in parte storici e in parte merito di attente operazioni a favore di una maggiore ecosostenibilità – e il richiamo della mostra Cactus è, più nello specifico, al bellissimo Jardin Exotique. Attualmente chiuso (la riapertura è prevista per il primo trimestre del 2026), dal 1933 il Giardino Esotico di Monaco ospita oltre 1.000 specie di piante grasse, provenienti principalmente dall’America Latina e Settentrionale, dall’Africa meridionale e centrale e dalla Penisola Arabica.

Partendo da questo presupposto, la mostra a Villa Sauber – curata da Marc Jeanson e Laurent Le Bon – indaga sulle infinite ispirazioni espressive che il cactus ha generato nella ricerca di differenti artisti. Versione estesa dell’esposizione presso il Musée Yves Saint Laurent Marrakech del 2024 (al quale il NMNM aveva ceduto in prestito alcune opere), Cactus è un viaggio attraverso varie forme espressive – dal dipinto all’IA – passando anche per la scienza e la fotografia. Da un lato l’arte, dunque, e dall’altro la botanica, che permette anche un approccio più didattico oltre che storico.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata alle origini botaniche del cactus, con antiche incisioni tratte da Hortus Eystettensis (1613) e Horti Germaniae di Conrad Gessner, dove appaiono i primi tentativi di coltivazione europea dell’Opuntia. Accanto alle riproduzioni di codici precolombiani e ai disegni botanici, trovano spazio fotografie storiche e documenti che raccontano la nascita dei grandi giardini dedicati a queste piante: dal Jardin Exotique di Monaco al Jardin Majorelle di Marrakech fino all’El Jardín de Cactus di César Manrique a Lanzarote.

La mostra prosegue con una sezione più sensoriale e psichedelica, dove il film Triptych in Four Parts di Larry Jordan e i collage Psycacti di Francesca Gabbiani e Ed Ruscha esplorano la dimensione allucinatoria del peyote. Segue un itinerario nel design e nelle arti decorative del Novecento, tra la lampada di Louis Majorelle, gli oggetti in vetro di René Lalique, i mobili di Maurizio Galante e le porcellane di Chris Garofalo.
Nelle ultime sale, il cactus diventa metafora politica ed ecologica, tra le fotografie di Cristina De Middel e Ziad Antar e le sculture di Ali Cherri, fino agli universi antropomorfi di Léger, González e Zhang Ding, dove la pianta si trasforma in simbolo dell’umano, fragile e resistente al tempo stesso.
Le opere da non perdere
Da segnalare No. 278 di David Hockney, realizzato con iPad, e Giardino di Picasso (2024) di Michelangelo Pistoletto. Imperdibili anche le installazioni di Jean-François Fourtou, intitolate Caius e sistemate nel salone al piano terra: una società di figure antropomorfe, in parte umane e in parte cactus. Da non perdere, infine, Erect (2017–2021) di Shimabuku: 76 frammenti recuperati dalla demolizione di Villa Ida (a Monaco) e 14 piante. È un’opera dalle dimensioni variabili, appartenente alla collezione del Nouveau Musée National de Monaco.

In occasione della mostra, infine, il Nouveau Musée National de Monaco ha commissionato al fotografo Philippe Chancel un progetto dedicato ai giardini della Riviera: il risultato è una serie di circa cento immagini che spaziano tra paesaggi notturni di giardini rigogliosi, ritratti di cactus in bianco e nero e composizioni generate con l’intelligenza artificiale ispirate a testi di Aldous Huxley.
Chiudendo idealmente il cerchio tra arte, natura e memoria del luogo, Cactus trasforma Villa Sauber in un giardino interiore dove la materia vegetale diventa linguaggio e il tempo si misura in spine, fiori e metamorfosi. Un ultimo, poetico omaggio alla villa prima della sua rinascita.